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La musica e il cinema

Fino al 23 ottobre continua la festa del Cinema di Roma. Non più festival ma festa, un cambiamento che vuole esprimere un percorso di ricerca dell’identità che, forse quest’anno, l’evento romano ha raggiunto.
Ma il cinema cosa sarebbe senza la musica? Probabilmente non ci coinvolgerebbe così tanto se  i suoni giusti non accompagnassero le immagini.
La musica da film, le colonne sonore, sono a volte qiualcosa a cui non si fa caso perché l’immagine cattura quasi tutta la nostra attenzione; si potrebbe dire che guardando un film, se fai caso alla musica c’è qualcosa che non va perché o è troppo invasiva, o è brutta o non si incolla alle immagini.

Lunedì 17 ottobre

Leggendo le biografie di alcuni grandi compositori si scoprono intrecci e storie interessanti, quasi fossero, a loro volta, dei film. Un esempio è la vita di Mario Castelnuovo Tedesco, musicista fiorentino di famiglia ebrea, che fin da bambino dimostra un grande talento musicale. Si diploma in pianoforte nel 1914 e in composizione nel ’18; attira l’attenzione di tantissimi festival e musicisti: Arturo Toscanini e la New York Philarmonic Orchestra presentano varie prime delle opere di Castelnuovo Tedesco. A Firenze prese parte attiva alla vita musicale e culturale della città non solo con la musica ma anche con una vasta produzione saggistica. Con Vittorio Gui contribuì alla nscita del Maggio Musicale Fiorentino. Nel 1932 incontrò a Venezia un altro grande musicista, Andres Segovia, con il quale iniziò una collaborazione che lo portò a dedicare molti anni e molto lavoro alla musica per chitarra, diventando uno dei più importanti compositori del ‘900 per chitarra classica.
Poi arrivarono le leggi razziali che impedirono a lui e ad altri ebrei di lavorare; le sue opere furono bandite. Con l’aiuto di Toscanini fuggì in America dove gli venne offerto un contratto a Hollywood con la Metro-Goldwin- Mayer, per la quale cominciò ad affermarsi come autore di colonne sonore. Come insegnante ebbe molti allievi illustri. Uno di loro è John Williams, musicista con un record di nomination all’Oscar, che ha scritto pagine indimenticabili della musica. Per fare pochi esempi: Jerks, Star Wars, Indiana Jones, Harry Potter…

Ma tornando alla festa del Cinema di Roma… ecco un primo sguardo di Gianna Urizio:

Martedì 18 ottobre

Nino Rota è stato un altro grande compositore, anche lui proveniente da una famiglia di musicisti: sia il nonno che la madre erano pianisti. Si è iscritto al conservatorio Giuseppe Verdi di Milano a 12 anni, ha composto a 11 la sua prima opera, nel 1926 ha scritto un’altra operina per ragazzi, ispirata a una fiaba di Andresen, definita dai critici estremamente matura e completa. Consegue il diploma di composizione al conservatorio Santa Cecilia di Roma e poi, si dice con l’aiuto di Toscanini, si trasferisce in America per due anni per perfezionarsi negli studi. Tornato in patria si laurea anche in lettere all’università di Milano.
Nel’33 avviene il primo avvicinamento al mondo del cinema con il film Treno popolare, un esperimento cinematografico giovanile di Raffaello Matarazzo. Ma l’incontro fatale per il mondo del cinema avviene nel 1944 quando incontra Federico Fellini, impegnato a produrre Lo sceicco bianco per Luigi Rovere; si instaura un’amicizia trentennale che durerà fino alla morte di Rota. Nel ’72 è impegnato nella colonna sonora de Il padrino di Scorsese, che riscuote molto successo ma non può essere candidata all’Oscar in quanto non musica originale: il tema è quello di Parla più piano, tema che aveva composto anni prima e che era una rielaborazione, con ritmo più lento, della musica per il film Fortunella di Eduardo De Filippo.
Vincerà comunque l’Oscar due anni più tardi con la colonna sonora de Il Padrino parte II.
Nino Rota collaborò con i più grandi registi dell’epoca senza smettere di scrivere musica d’orchestra, da camera e vocale, oltre a numerose opere liriche. Fellini lo chiamava “l’amico magico” anche per via dei suoi interessi filosofici ed esoterici che emergono in Mysterium del ’62, il Natale degli innocenti del ’69, La vita di Maria del ’70, scritti su testi ricavati dai Vangeli canonici e apocrifi da Vincenzo Verginelli.
Nonostante tutto questo, Rota non si è mai tirato indietro per comporre musica popolare e la televisione, come fece per lo sceneggiato Il giornalino di Gianburrasca per il quale, con parole di Lina Wertmuller, ha scritto Viva la pappa col pomodoro.

Nel frattempo continua la festa del Cinema di Roma. Oggi Gianna Urizio ci presenta due film uniti da una tematica comune: quella dell’arruolamento di giovani europei da parte di gruppi estremisti.

Mercoledì 19 ottobre

Un altro allievo di Mario Castelnuovo Tedesco è stato Henry Mancini.

Enrico Nicola Mancini, detto Henri, nasce a Cleveland da genitori originari della provincia dell’Acquila. Il padre si diletta come flautista e avvicina anche il figlio alla musica. A 12 anni inizia lo studio del pianoforte; non termina gli studi alla Julliard School perché chiamato a combattere nella seconda guerra mondiale, nel 45 partecipa alla liberazione del campo di concentramento di Mauthausen in Austria.

Mancini entra nel mondo del cinema nel ’52, assunto nel dipartimento di musica della Universal Pictures e cominciano ad arrivare i primi successi.

Ma come è accaduto anche per i compositori di cui abbiamo parlato negli scorsi giorni che hanno trovato nella collaborazione con un regista la strada per creare capolavori cinematografici indiscutibili (John Williams con Spielberg, Nino Rota con Fellini) anche la carriera di Mancini è legata a un regista: Blake Edwards. La loro prima collaborazione è per una serie televisiva del ’58, Peter Gunn, per il quale Mancini scrive il tema principale che molti anni più tardi verrà ripreso e inserito nella colonna sonora di The Blues Brothers.

Moon river è la canzone che Henry Mancini ha creato per il film, diretto da Blake Edwards, Colazione da Tiffany; scritta apposta per la vocalità di Audrey Hepburn, venne reinterpretato con successo negli anni successivi da molti cantanti, ma molti sono concordi nel pensare che, nonostante tutto, la versione più riuscita sia la semplice registrazione della Hepburn per il film e che fu pubblicata solo dopo la morte dell’attrice.

Nei suoi 40 anni di carriera Mancini firmò le musiche di otre 100 film e vinse 4 Oscar su 18 nomination, 20 Grammy e due Emmy. Pubblicò più di 50 album, con oltre 300 milioni di copie vendute in tutto il mondo, e compose oltre 500 canzoni. Sempre dalla collaborazione con Edwards nacque un altro capolavoro, quello per il film La pantera rosa. Il tema è talmente originale e caratteristico che non credo si possa immaginare Peter Sellers, l’interprete dell’ispettore Clouseau, o il cartone animato creato successivamente senza che quelle note vengano in mente.

Dalla Festa del Cinema di Roma oggi arriva la recensione del film, diretto da Oliver Stone, Snowden.

Giovedì 20 ottobre

Ennio Morricone non ha bisogno di presentazioni.
Ha una formazione da trombettista e studia al conservatorio di Santa Cecilia dove studia anche musica corale e direzione di coro. La sua ricerca musicale è sicuramente spinta dall’ambiente del conservatorio che era un punto di riferimento per la musica contemporanea italiana. Conseguito il diploma comincia a suonare come trombettista in varie orchestre romane creando una serie di contatti nel mondo dello spettacolo. Nel ’55 inizia a comporre musica per film lavorando come arrangiatore di musica leggera e per la casa discografica RCA italiana. Nel ’58 viene anche assunto come consulente musicale della Rai, incarico dal quale si licenzia il primo giorno di lavoro dopo aver scoperto che in quanto dipendente, la musica da lui composta non sarà trasmessa. Nel ’66, insieme a Ghigo De Chiara e Maurizio Costanzo, che scrivono il testo, compone e arrangia Se telefonando, uno dei più celebri successi della carriera di Mina.
Durante la sua carriera ha collaborato alla realizzazione della musica per più di 400 film, lavorando con i maggiori registi italiani e stranieri. Negli anni ha ricevuto una serie infinita di riconoscimenti, l’ultimo dei quali è l’Oscar ricevuto per la colonna sonora di The eightful eight di Tarantino.

Da Roma invece, ecco la recensione del film documentario The eagle hountress.

Venerdì 21 ottobre

Tra tutti i compositori di cui abbiamo parlato forse Elmer Bernstein è il meno conosciuto. Nasce a New York ed è un artista poliedrico: durante la giovinezza è stato un ballerino, un attore e a un certo punto voleva diventare uno scrittore. Comincia a studiare pianoforte e si iscrive anche lui alla Julliard School dove viene presentato ad Aaron Copland che lo incoraggia a continuare lo studio della musica.
Durante la sua carriera ha scritto i tempi per più di 200 film, show televisivi e partiture per Broadway, compresi La grande fuga, I magnifici sette, I dieci comandamenti, Il buio oltre la siepe e The Ghostbusters.
La carriera di Bernstein si è arenata agli inizi degli anni ’50 a causa della censura e perché sospettato di avere idee comuniste, ma si riprese più tardi grazie a John Landis, suo amico di infanzia, che lo volle per scrivere la colonna sonora di Animal House.

Il film per chiudere la settimana dalla festa del cinema di Roma che Gianna Urizio recensisce, è Louise en hiver, cartone animato diretto da Jean-François Laguionie.

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