DUMBO, Brooklyn – New York. Foto: Claudio Petronella

Da un ponte all’altro.

Dal ponte che unisce Manhattan a Brooklyn a un altro ponte che collega la prima stagione di DUMBO a quella che inizia con questa puntata.
Da New York ci spostiamo in Europa, più precisamente a Marsiglia, per scoprire quel legame costituito dall’arte e dalla cultura urbana che ha nell’hip-hop e nel rap la sua colonna sonora.

Iniziamo l’esplorazione della metropoli francese del Sud, quella città affacciata sul Mediterraneo capace di incuriosire e affascinare con la sua storia, con quell’intreccio di culture che ne formano l’humus.

Le mélange culturel che rende così unica Marsiglia sarà protagonista di questa stagione di DUMBO, da inizio ottobre e fine gennaio.
Il nostro viaggio inizia con l’idea di trasmettervi le sensazioni che uniscono racconto e musica come dei turisti privilegiati, con la colonna sonora scelta per ogni puntata.

Sono molti i link che uniscono la metropoli americana per eccellenza, un vero e proprio sogno per centinaia di etnie così diverse tra loro, e il porto di Marsiglia dove milioni di persone, soprattutto dall’Africa, sono giunte da diverse parti del mondo per crearsi una nuova vita, un po’ come è successo a New York tra fine Ottocento e inizio Novecento.

Una migrazione diversa ma in qualche modo simile per tanti aspetti, non ultimo la musica, non ultima la street art.

In quella nazione che è la Francia, riconosciuta come il secondo paese al mondo dopo gli Stati Uniti in cui il rap, almeno cronologicamente si è sviluppato, Marsiglia resta ancora oggi un laboratorio privilegiato e unico di questa avanguardia estetica e culturale qual è il movimento hip-hop. La colonna sonora del riscatto sociale e dell’emancipazione culturale partita dal Bronx e da Brooklyn, si è diffusa nelle città e nei sobborghi di tutto il mondo. È sorprendente come questo movimento sia costantemente aggiornato da quarant’anni e reinventato anche in Europa. Anche a Marsiglia.

Il rap marsigliese può contare sulla vendita di oltre 10 milioni di dischi e più o meno trent’anni di storia. Un racconto che riguarda personaggi divenuti famosi e altri presto dimenticati. Parlare dell’hip-hop e del rap di Marsiglia significa immergersi nel cuore della città, nei suoi quartieri, nelle sue leggende, nei suoi sogni e nei suoi fallimenti.

Il movimento hip-hop fa parte di un mondo decisamente urbano, un universo che va al di là della definizione del Nord e del Sud.

E’ un’avanguardia artistica che ha il merito di essere al tempo stesso popolare e globale.

La vicinanza con l’Africa, la forte immigrazione e la profonda crisi economica, sociale e culturale della seconda metà del secolo scorso, ha permesso alla città di essere un terreno fertile e ideale per lo sviluppo dell’hip-hop. Come è successo in molte altre città del mondo, più di Parigi considerando la sola Francia, Marsiglia ha adottato l’hip-hop. Ma è vero anche il contrario, anzi, forse lo è ancora di più: l’hip-hop ha preso Marsiglia come nessun altra città diventando un fattore cruciale per il rinnovamento della sua immagine.

Mentre la cattiva reputazione di Marsiglia era famosa in tutto il mondo, parliamo di una città vista come pericolosa, non proprio il luogo ideale in cui vivere, l’hip-hop e il rap riuscirono a esaltare le sue peculiarità creando un pianeta a parte: La Planète Mars, un sogno cosmopolita e multiculturale, la valorizzazione dell’Islam insieme all’identità mediterranea e sud europea.

Cosa distingue l’hip hop marsigliese da quello di Parigi?

Secondo alcuni critici musicali francesi come Julien Valnet, rispetto alla proposta della capitale francese l’hip hop marsigliese sa essere più malinconico, quasi spirituale e mistico mantenendo una varietà maggiore rispetto alla proposta parigina anche se, secondo alcuni rapper come Akhenaton, questa caratteristica è venuta progressivamente meno dai primi anni 2000 quando si è uniformata allo stile della capitale.

Akhenaton è uno dei componenti del collettivo IAM, storica crew marsigliese attiva dalla fine degli anni 90.

Il suo vero nome è Philippe Fragione, la sua famiglia ha origini toscane e piemontesi; è conosciuto anche con lo pseudonimo d’origine araba Abdel-Hakim. Akhenaton è un nome di spicco di tutto l’hip-hop francese, oltre ad essere un influente produttore e speaker radiofonico. La sua influenza è emersa anche quando, nel 2013, si lamentò pubblicamente della mancanza di programmazione di concerti e attività legate a un genere che a Marsiglia da decenni faceva parte del substrato culturale della città.

Da quella sorta di j’accuse molte cose sono cambiate portando a un maggior risalto degli artisti locali, gli stessi che si indignarono una volta che fu reso noto il cachet elargito al dj David Guetta per un solo concerto: 400000 euro.

La diffusione del movimento hip-hop a Marsiglia partì dal centro storico, nei quartieri dell’Opera, intorno alla stazione ferroviaria Saint-Charles e su Cours Julien, ancor oggi vera e propria via destinata agli artisti.

Parleremo ancora di street art nelle prossime puntate di DUMBO ma un accenno è dovuto a quella strada divenuta famosa per i suoi graffiti che ne coprono i muri e le insegne dei negozi diventando un vero e proprio museo a cielo aperto al punto di ospitare, dal 2014, un interessante Street Art Festival. Passeggiando per Cours Julien, nel 6° distretto marsigliese, possiamo ammirare le opere di artisti come Thoma Vuille, autore tra le altre dell’opera dedicata a Cabu, illustratore ucciso nell’attentato contro Charlie Hebdo nel gennaio 2015.

La città di Marsiglia continua a sostenere la street art sovvenzionando gli artisti, promuovendo le visite dei giovani studenti delle scuole e organizzando veri e proprio giri turistici dedicati ai graffiti anche in altre zone della città. Sempre dal 2014, anno successivo alla nomina di Marsiglia come Capitale Europea della Cultura, prosegue il Marseille Street Art Show, uno dei più importanti eventi europei di Street Art.

Restiamo sull’asfalto di Cours Julien continuando a osservarne i muri dipinti dai graffiti. Stiamo camminando nella via che nel 1984 divenne protagonista del programma televisivo H.I.P.H.O.P. condotto da Sydney, al secolo Patrick Duteil, primo conduttore televisivo nero della tv francese che dopo l’esperienza dell’emittente Radio 7 portò un programma televisivo a Cours Julien per parlare dei graffiti e della musica che animava Marsiglia. Dall’esperienza di Radio 7 al debutto in TV: nel 1984 Sydney fu invitato a creare un programma completamente dedicato all’hip-hop per la rete nazionale TF1, un’esperienza di un solo anno ma che contribuì, insieme alla radio, a far diventare popolare questa cultura creare in Francia.

Successivamente Sydney spiegò che il successo di questo programma, trasmesso in un orario di grande ascolto nella domenica pomeriggio, era il suo pubblico trasversale perché concepito per tutti, per i giovani neri, bianchi e arabi. Gli ospiti di H.I.P.H.O.P. furono di assoluto rispetto: da Herbie Hancock a Grandmaster Flash passando da Afrika Bambaataa a LL Cool J ai quali si alternarono giovani artisti che diventeranno poi delle vere star del rap francese come Mc Sollar, Kool Shen e Stomy Bugsy.

Sydney fece conoscere al grande pubblico gli street artist emergenti ma anche i ballerini di break dance. Ricordiamo i Marseille City Breakers che sfidarono i pari provenienti da Parigi in un duello artistico che ha caratterizzato il movimento hip-hop e rap francese fin dagli esordi.

Patrick Duteil, Sydney, passò alla storia per il primo programma hip-hop al mondo e per essere stato il secondo nero ad avere avuto l’onore di un articolo nel New York Times dopo Michael Jackson. Uno dei momenti cruciali per la diffusione dell’hip-hop a Marsiglia possiamo datarlo al mese di Novembre del 1981 quando in Francia furono rese libere le frequenze FM. Da allora tante radio locali si svilupparono e tra queste ce ne fu una interamente dedicata all’hip hop: nel 1983 Philippe Subrini e Patrick Gastine crearono il programma “Prélude” trasmesso dall’emittente locale Radio Star. Approfittando dei loro contatti con gli artisti newyorchesi della Zulu Nation, organizzazione creata dal DJ e produttore Afrika Bambataa, proposero le sonorità hip-hop facendole uscire dai locali e dalle discoteche dove si erano imposte già da diversi anni.

Per lo stesso Akhenaton, Philippe Subrini è stato il vero fondatore del movimento hip-hop a Marsiglia.

Quando parliamo di street art e di hip-hop/rap Fabriqué en Marseille non possiamo non pensare al Panier.

Ci torneremo spesso in quello che è il cuore pulsante della nuova Marsiglia rinata a cavallo tra il primo e il secondo decennio del Duemila con profonde radici nelle origini della città, un quartiere fiero della sua natura multietnica e multiculturale con i suoi stretti vicoli che danno vita a una città nella città.

Non c’è un solo isolato, un solo palazzo che non abbia un graffito, qui nel Panier, il quartiere storico per eccellenza di Marsiglia, il sito stesso in cui si stabilirono gli antichi greci. Pare che il suo nome derivi dall’insegna di una locanda, “Logis du panier” che nel XVII secolo si trovava sull’attuale rue du Panier, appunto. Con i suoi vicoli stretti apparentemente ostili ma che in realtà favorivano la vita comune e la solidarietà tipica di un villaggio o di una tribù, il Panier nel tempo ha ospitato diverse popolazioni migranti: ieri i corsi e gli italiani. Oggi gli algerini e i vietnamiti, per citare due delle tante etnie che vivono nel Panier, un quartiere che, grazie al suo rinnovato fascino, negli ultimi anni ha attirato anche nuove categorie di cittadini più benestanti.

Con la nomina della città a Capitale Europea della Cultura tutta la zona ha completato la ristrutturazione iniziata a metà degli anni Ottanta del secolo scorso in cui sono molte le botteghe artigiane, i ristoranti ma anche le gallerie d’arte e i brocantes di ogni genere a disposizione dei turisti e dei cittadini. Il fascino delle strade e delle scalinate imperfette, così distanti dalla nobiltà della Canebière, ci invitano a perderci tra i mille vicoli di cui non ricorderemo mai il nome ma che rimarranno nella nostra memoria per i colori pastello dei muri e delle finestre e per gli scorci così splendidamente bohèmien accarezzati dal vento del mare.

Foto: Claudio Petronella

Place de Lenche si trova proprio nell’antica agorà greca dalla quale i cittadini potevano controllare, dall’alto, le attività del porto. Sotto la piazza si trovano le grotte Saint-Sauveur, cisterne della città greca del III secolo a.C. divenute monumento storico nel 1840, conservato praticamente intatto ma inaccessibile. Il nome Lenche deriva dalla famiglia di origine corsa, Lincio, che nel XVI secolo marcò fortemente questa piazza installandovi un laboratorio per la lavorazione del corallo. Dai resti di un palazzo, quasi completamente abbattuto da un bombardamento tedesco durante la seconda guerra mondiale, prendono vita le opere degli street artist provenienti da tutto il mondo, come il brasiliano ma marsigliese d’adozione, Nhobi, artista diventato celebre per i suoi dipinti urbani colorati nelle megalopoli sudamericane.

Un fatto curioso per gli autori dei graffiti: le opere di Nhobi sono accettate e apprezzate da un pubblico trasversale, dai più grandi ai piccoli, e questo grazie ai suoi personaggi fumettati con colori vivi e accesi con i quali, con un’arte naif, esprime i suoi messaggi di denuncia verso l’eccessivo individualismo della nostra società e verso la scarsa cura del nostro pianeta.