Il 13 maggio 2019 è stata presentata la Relazione governativa sull’export italiano di armamenti, basata sui dati relativi al 2018.
La relazione apre citando un numero importante, quello delle licenze all’esportazione: questo valore appare dimezzato rispetto all’anno precedente, arrivando a poco più di 5 miliardi di euro per il 2018. Numeri di questo tipo rendono l’idea del potenziale per il futuro, ovvero rispecchiano la direzione politica che è data all’export. In realtà, non c’è discontinuità rispetto agli anni precedenti, non c’è un indirizzo differente rispetto al passato. Anzi, il trend negli ultimi 4 anni è di un raddoppio delle esportazioni, ma con commesse di dimensioni più contenute.
Ancora una volta, le armi italiane sono dirette soprattutto verso Paesi extra-Ue, in particolare verso scenari già complessi o con importanti crisi in atto.
Rimane comunque molto difficile leggere e interpretare dati di questo tipo, in particolare quelli relativi alle vendite effettive da parte delle aziende, che spesso non li diffondono. Più le commesse sono piccole, più sono difficili da tracciare, e quindi rischiano di sfuggire all’attenzione pubblica e all’attenzione parlamentare.
Ne parla Francesco Vignarca, coordinatore nazionale di Rete Italiana per il Disarmo.