Si svolge dal 14 al 16 ottobre la prima edizione del “Rosarno Film Festival – fuori dal ghetto”, nella Piana di Gioia Tauro, in Calabria.
Una rassegna che vuol far riflettere sui temi del diritto al lavoro dignitoso, dello sfruttamento del lavoro, della necessità di condizioni di lavoro giuste e senza sfruttamento, di filiere etiche e pratiche di solidarietà.
Il Festival é organizzato dall’ampia rete collaborativa che vede presenti anche Mediterranean Hope, programma migranti e rifugiati della Federazione Chiese Evangeliche in Italia, ReCoSol, Rete delle comunità solidali, associazione Sos Rosarno e molti altri organismi ed enti.
La giuria del festival sarà composta da cinque lavoratori braccianti.
Giuseppe Pugliese, di Sos Rosarno, spiega “Il Festival parla di lavoro, in tutti i suoi aspetti. Vuole anche dare voce e rendere protagoniste le persone che di fatto già lo sono: lavoratori che vengono anche da paesi lontani, con storie diverse, ma che ormai sono una parte integrante da diversi anni di questo territorio“.
Intervista con Giuseppe Pugliese, Sos Rosarno
Chiara Sasso, della ReCoSol, Rete delle comunità solidali: “La giuria è composta da braccianti, persone che lavorano. Non ci saranno premi in denaro: il vincitore o vincitrice della rassegna riceverà una cassa di prodotti bio ed etici, coltivati cioè senza sfruttamento. L’arancia etica è il simbolo del festival“.
Intervista con Chiara Sasso, ReCoSol
Ibrahim Diabate, operatore e mediatore sociale di Mediterranean Hope, sarà uno dei membri della giuria. “Vogliamo aprire una discussione sul tema dello sfruttamento del lavoro. Qualcosa, piano piano, sta cambiando… ad esempio poter avere una casa normale, adeguata, dove poter tornare dopo 8 o 9 ore di lavoro. Potersi fare una doccia, cucinare un piatto e dormire in un letto, con una coperta calda. Queste cose sembrano scontate, ma non lo sono. E ti cambiano la vita, hai tempo anche per pensare un po’ a te stesso, alla tua anima“.