In occasione dell’apertura di Haori, la mostra dedicata agli abiti maschili giapponesi del Novecento, insieme al direttore Davide Quadrio abbiamo indagato su come, al MAO, vengono strutturati i percorsi espositivi
A partire da Haori, mostra che racconta gli abiti maschili nel Giappone del primo Novecento, insieme a Davide Quadrio, direttore del Museo d’Arte Orientale di Torino, abbiamo cercato di capire come nascono le mostre al MAO in diretta a a Café Bleu nella puntata in onda lo scorso venerdì 18 aprile.
“Da quando ho iniziato a dirigere il MAO, tre anni fa, insieme a freddy Murphy e Chiara Lee lavoriamo sulla proposta musicale e rituale del museo. Non si tratta di concerti. La parte performativa entra nel museo come espansione delle storie che stiamo narrando attraverso le mostre. In questi tre anni abbiamo notato un cambiamento nella popolazione del pubblico e della sua attenzione rispetto a ciò che presentiamo. All’interno del periodo espositivo di ciascuna mostra proponiamo diversi episodi che allargano l’esperienza offerta. Per noi al MAO le mostre non sono solo oggettuali ma sono esperienze trasformative per il pubblico. Molti visitatori e molte visitatrici vengono più volte a vedere una mostra perché c’è una atmosfera trasformativa all’interno del museo”.
Fino al 7 settembre 2025 il MAO ospita una mostra dedicata all’Haori. Di cosa si tratta?
“L’Haori è un soprabito leggero maschile che normalmente è nero o grigio, quindi poco interessante. Tutte le decorazioni, spesso barocche, sono nascoste all’interno diventando qualcosa solo per l’uomo che indossa questo abito. Con la curatrice abbiamo concepito la prima mostra dedicata a questo capo di abbigliamento focalizzando in particolare la nostra attenzione agli anni venti e trenta del Novecento. Partendo dal design e dal fashion, attraverso la cultura materiale si entra in un mondo molto particolare che è quello della storia di quegli anni, un periodo cruciale narrato con le immagini nascoste degli Haori”.
Evolving Soundscapes è il programma pubblico musicale e performativo che espande la mostra Haori.
In che modo le mostre dialogano con gli spazi del MAO?
“Abbiamo lavorato con alcune parti delle nostre collezioni accostando Haori che rappresentano animali dell’oroscopo cinese. Lavoriamo sulla collezione e con curatori che lavorano sul contemporaneo. Per noi è molto imporante portare la storia su ciò che può insegnarci oggi. Quindi raccontiamo la complessità filtrata da uno sguardo molto estetico degli Haori”.
Nel podcast disponibile all’inizio di questo articolo, su Spreaker e su Spotify, insieme a Quadrio scopriamo altri dettagli su come nascono le mostre al MAO.