Il grande secco. La siccità in Piemonte e nel Nord Italia

Le interviste, i dati, le foto, gli speciali per capire la siccità che ha colpito Piemonte e Nord Italia nel 2022
10 Maggio 2023

Siamo nel pieno di una prolungata perturbazione che sta portando una grande quantità di piogge sul nord e centro Italia, tanto da aver provocato pesanti alluvioni in Emilia Romagna, dov’è confluita l’acqua caduta rapidamente a monte.

Da tempo però raccontiamo della grave siccità che sta colpendo il territorio, a partire almeno dallo scorso anno, quando si videro numerosi fiumi in secca. Queste piogge modificano la situazione?

Lo chiediamo a Daniele Cat Berro, Ricercatore presso la Società Meteorologica Italiana e redattore della Rivista Nimbus. La sua risposta, come prevedibile, è no: l’acqua caduta in questi giorni copre una piccola parte del deficit accumulato finora, e ci sarebbe bisogno di un grande numero di perturbazioni per tornare ai livelli precedenti. Se cadesse tutta quest’acqua in una volta sola, ovviamente, andremmo incontro a devastanti alluvioni, un pericolo che però non è al momento previsto.

Ciò non toglie che l’acqua caduta in queste settimane abbia portato una temporanea, ma preziosa, boccata d’ossigeno. Allo stesso tempo è ancora presto per prevedere la situazione che vedremo quest’estate, perché tutto dipende da quanta pioggia cadrà ancora nel corso della stagione, considerando che la poca neve caduta in inverno corrisponderà a minore acqua proveniente dalle montagne.

6 Marzo 2023

In questi giorni ha nevicato e piovuto molto in Piemonte. Vuol dire che la siccità è da dimenticare?

Nient’affatto, ci spiega Daniele Cat Berro di Nimbus, il Sito ufficiale della Società Meteorologica Italiana (SMI). Bisogna stare attenti a non confondere il meteo e il clima: il primo riguarda le condizioni puntuali, nell’ambito di pochi giorni; il secondo etichetta la situazione pluridecennali, mettendo insieme i dati a lungo termine.

In realtà, anche guardando a questo singolo inverno si nota che la neve appena caduta non incide in modo significativo sulla copertura nevosa dell’arco alpino, che ora è di circa la metà rispetto al solito. Localmente (specie nel cuneese) è stata una nevicata abbondante, sufficiente a far tirare una boccata di ossigeno, “ma a livello di bacino padano la situazione è lontana dall’essere risolta” dice Cat Berro. “Febbraio ha visto un record minimo di portata media mensile del Po”. Diverso il caso per altre zone d’Italia, con piogge in questi mesi a tratti troppo abbondanti (ricordiamo la frana di Ischia), o nevicate sull’Appennino tirrenico.

E nei prossimi anni dovremo aspettarci sempre maggiori siccità: lo dicono tutte le previsioni climatiche, conferma Cat Berro. I modelli indicano che in alcuni inverni potrebbe arrivare molta acqua, ma poca neve, che si scioglierebbe rapidamente in primavera lasciando spazio ad estate spesso molto asciutte. Nel frattempo dovremo anche fare i conti con l’aumento delle temperature, che asciugano più rapidamente il terreno facendo evaporare l’umidità.

“Avendo la fortuna di sapere con ragionevole probabilità queste informazioni, dobbiamo prepararci” conclude Cat Berro. Come? Sprecando meno acqua, con l’intervento sui sistemi idrici malmessi. E poi creare invasi e strutture per immagazzinare acqua, anche di media e piccola taglia, per non rischiare di rimanere del tutto all’asciutto.

23 Febbraio 2023

Dopo la grave siccità che ha colpito lo scorso anno il Nord Italia (assieme a buona parte dell’Europa), anche quest’anno si sta riaffacciando uno scenario simile, con il Po a livelli particolarmente bassi, isole che diventano raggiungibili a piedi e canali a secco a Venezia.

Per approfondire il caso abbiamo raggiunto Alessandro Bratti, Segretario Generale dell’Autorità distrettuale del Fiume Po.

La situazione è, effettivamente, preoccupante. In questo periodo è previsto che il livello del Po sia basso (si parla di “magra”), ma la grave scarsità di precipitazioni nel corso dell’inverno getta numerose ombre sull’approvigionamento idrico dei prossimi mesi. La pioggia è stata molto scarsa e così anche la neve, che quindi non potrà sciogliersi in estate e in primavera per fornire acqua alla pianura. Il quadro è reso ancora peggiore dal fatto che le riserve idriche non si sono ancora riprese dalla siccità dello scorso anno.

In questi mesi sono stati avviati alcuni progetti a lungo termine per andare incontro alle future crisi idriche, ma si tratta di iniziative che necessitano di anni di lavoro e non saranno pronte per l’estate. Questo non le renderà inutili, anzi: Bratti ci ricorda che, con il cambiamento climatico, le siccità saranno purtroppo sempre più frequenti e ci sarà bisogno di politiche a lungo termine.

Nell’immediato, però, non ha certo aiutato il cambio di parlamento e governo lo scorso settembre, un evento che ha rallentato la pianificazione in merito. Secondo Bratti, sarebbe poi necessario operare alcune revisioni organizzative: oggi è operativo un osservatorio coordinato dall’Adbpo che riunisce gli enti che si occupano del consumo di acqua (dall’agricoltura, all’idropotabile, all’elettrico, alle Regioni), per monitorare la situazione ed eventualmente mettere in piedi interventi operativi; ma il protocollo di adesione è volontario, perciò l’Adbpo chiede che venga resto più strutturato, in modo da condividere al meglio le conoscenze e agire di conseguenza con l’urgenza necessaria.

Tornando alla crisi in corso, secondo Bratti ora possiamo soltanto sperare in nuove piogge. Le prossime settimane, dice, saranno cruciali.

19 Gennaio 2023

La crisi idrica riscontrata nel corso del 2022, effetto del progressivo cambiamento climatico, non si è attenuata. Secondo le rilevazioni di Coldiretti si è anzi aggravata e oggi rimane basso il livello dei bacini idrici e la portata del fiume Po è a 1/3 rispetto al 2021. Pioggia e neve cadute in queste settimane non bastano a cancellare, o anche solo a sanare, il deficit idrico del territorio piemontese che continua ad essere sempre più in sofferenza.

Ne parla Roberto Moncalvo, Presidente di Coldiretti Piemonte:

18 Gennaio 2023

Una squadra di ricercatori dell’Università di Padova e dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche di Bologna ha realizzato una ricerca pubblicata su Nature Climate Change dedicata alla durata del manto nevoso degli ultimi secoli sulle Alpi meridionali.

Con Marco Carrer, ecologo forestale dell’Università di Padova e primo autore, abbiamo esplorato i dettagli dello studio. Innanzitutto, com’è stato possibile calcolare i giorni di copertura dei manti nevosi in secoli così lontani da noi? Con un alleato imprevedibile: il ginepro. Carrer ci ha spiegato che non solo è un arbusto diffuso in modo capillare in Europa, ma dà anche la possibilità di guardare al passato analizzando i cerchi di accrescimento del suo tronco, i quali risentono dalla copertura di neve nei mesi invernali.

Così, è emerso che tra il 1400 e il 1800 non sono stati notati cambiamenti significativi rispetto ai giorni in cui le piante sono state coperte dalla neve ogni anno. Solo negli ultimi 100 anni, e ancora più dei decenni recenti, si nota invece una riduzione notevole: in questo momento vediamo, in media, circa un mese in meno di copertura nevosa sui territori studiati rispetto a ciò che accadeva in passato. Impossibile non sovrapporre queste tempistiche con quelle degli effetti della crisi climatica.

Carrer ci spiega a cambiare non sono state, in modo significativo, le precipitazioni, se si escludono gli ultimissimi anni. Per buona parte del periodo studiato, in sostanza, la caduta di neve è stata stabile. A cambiare sono soprattutto le temperature, che fanno sciogliere sempre più in fretta la neve dalle montagne.

Ora i ricercatori sperano di ottenere le risorse per espandere lo studio e realizzare un’analisi più dettagliata.

18 Novembre 2022

Le analisi di Arpa scongiurano l’ipotesi di contaminazione chimica

Ai nostri microfoni il direttore generale di Arpa Piemonte Angelo Robotto spiega i risultati dei campionamenti effettuati nel rio Orchetto a Chivasso dopo la segnalazione di diversi pesci morti trovati a pelo d’acqua. I risultati hanno evidenziato l’assenza di contaminazioni chimiche e hanno portato ad attribuire la morte di numerosi esemplari alla scarsità di ossigeno in conseguenza al cambiamento climatico

Ascolta il servizio

12 Luglio 2022

Nel momento di apertura della tappa piemontese di Goletta dei laghi, campagna storica di Legambiente  che monitora lo stato delle acque lacustri a livello nazionale, si è svolto il Forum acque 2022, tutelare e gestire la risorsa idrica di fronte alla siccità.
A dare il via  sono stati i saluti istituzionali delle amministrazioni locali e regionali; sono intervenuti, tra gli altri, Matteo Marnati, Assessore all’Ambiente, Energia e Innovazione della Regione Piemonte, Giorgio Comoli, Assessore all’Ambiente del Comune di Verbania, Angelo Robotto, Direttore di ARPA Piemonte, Giorgio Prino, Direttore di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, che ha introdotto i temi del Forum, ma anche rappresentanti di Coldiretti e dei gestori delle acque pubbliche.

La prima parte della mattinata è stata dedicata al problema delle microplastiche nei corpi idrici piemontesi, presentando il percorso di networking che Legambiente sta strutturando insieme ad Arpa, ENEA e CNR.

Durante la seconda metà del Forum si è passati all’attualità: la siccità che sta colpendo, in particolare, il nord Italia  e la conseguente necessità di adottare pratiche virtuose per gestire le risorse idriche. Una situazione che sta mettendo a dura prova anche il settore agricolo piemontese.

Spazio è stato dato anche al punto di vista dei gestori delle strutture idriche e alla politica, ancora impreparata, dal punto di vista di Legambiente, ad affrontare l’emergenza, soprattutto alla luce di quanto dice la scienza, ovvero che la siccità sarà una condizione sempre più frequente a causa del cambiamento climatico.

Altro punto di vista è quello dei gestori delle strutture idriche 

Sarà possibile trovare un equilibrio tra la salute dei corpi idrici, anche in termini biologici e le esigenze dell’uomo, facendo attenzione alle speculazioni intorno al bene che si sta rivelando, concretamente, il più prezioso di tutti? 

Ne parla la Direttrice di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, Alice De Marco, che ha moderato l’incontro:

4 Luglio 2022
Conservare la neve

Da alcuni anni Gianluca Barp, responsabile del centro sci di fondo di Riale, località della Val Formazza, nell’alto Piemonte, conserva la neve con una tecnica importata dal Nord Europa. Di cosa si tratta?

Snowfarming, ovvero, conservare la neve. Gianluca Barp, responsabile del Centro Fondo di Riale, località della Val Formazza, dal 2019 mette da parte migliaia di metri cubi di neve in vista dell’inverno. Siamo nell’alto Piemonte, nel Verbano Cusio Ossola, non lontano dalla cascata del Toce. Qui da alcuni anni Gianluca, insieme agli addetti della pista di fondo locale, custodisce migliaia di metri cubi di neve grazie a questa tecnica importata dal Nord Europa. Nel prossimo inverno del 2022 saranno quasi tre, i chilometri di pista di sci di fondo ad essere coperti dalla neve conservata. In che modo? Ne abbiamo parlato a Café Bleu.

Ascolta l’intervista, scopri come funziona lo snowfarming

30 Giugno 2022

In questi giorni la Provincia di Biella ha assunto un nuovo provvedimento relativo alle deroghe per il rilascio del Deflusso Ecologico, ovvero il regime idrologico che mantiene in vita, da un punto di vista ecologico e di fauna ittica, il corso d’acqua. A fronte delle condizioni  idriche del bacino del Po – denuncia il Comitato tutela Fiumi di Biella –  vengono concesse maggiori deroghe e per periodi indefiniti di tempo, con la conseguenza di una distribuzione poco lineare dell’acqua destinata all’agricoltura e la messa in pericolo della fauna e della flora fluviale in alcuni tratti.

In passato – condivide in un comunicato il Comitato – sussisteva la possibilità di una deroga pari al 66% del DMV ma era limitata a sole poche derivazioni poste sul torrente Cervo a valle di Chiavazza . Ora i meccanismi di deroga sono stati estesi a molte più derivazioni

Parte del problema sono le piantagioni idroesigenti, come il mais coltivato a scopo energetico o come mangime. Il comitato pensa inoltre, che progettare nuove dighe non sia la soluzione giusta per il problema della siccità, che sempre più spesso, potrebbe colpire  il territorio.

Ne parla Guido Gubernati del Comitato Tutela Fiumi di Biella

30 Giugno 2022

In Piemonte e altre parti d’Italia temi come la siccità e la crisi idrica sono entrati nell’agenda politica e mediatica, con il susseguirsi di ordinanze comunali volte a limitare il consumo di acqua e la di stato di emergenza dalla regione Piemonte, l’università di Torino Continua gli studi sulle acque, le sue dinamiche e la sua protezione.

Ne abbiamo parlato con Manuela Lasagna, Geologa dell’università di Torino.

28 Giugno 2022

Primo piano

Le siccità future L’Italia è nel pieno di una pesante siccità, soprattutto per quanto riguarda il bacino del Po e dei fiumi delle regioni del Centro. Purtroppo però le previsioni della ricerca sul cambiamento climatico ci dice che situazioni del genere saranno sempre più probabili. Cosa possiamo fare per evitare disastri futuri? Ne abbiamo parlato con Meuccio Berselli, Segretario Generale dell’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po. Innanzitutto, bisogna mettere al centro la cooperazione tra tutti gli enti locali e governativi. E poi occorre fare scelte dure e sacrifici, magari ripensando l’uso di acqua in ambito agricolo, rendendola più intelligente. Bisogna poi lavorare a fondo per limitare le perdite delle tubature e per aumentare la raccolta e lo stoccaggio d’acqua.

Esteri

Due missili russi hanno colpito un centro commerciale nella città ucraina di Kremenchuk: non è ancora chiaro il bilancio dei civili colpiti. Intanto in Baviera proseguono i negoziati al vertice del G7, dove si sarebbe trovato un accordo per imporre un tetto al prezzo dell’energia russa e per nuove sanzioni. Il segretario generale Onu Guterres ha fatto sapere che sarebbe pronto un accordo per lo sblocco del grano da tre porti ucraini. La Nato ha invece annunciato che aumenterà a 300mila le forze di risposta rapida dispiegate sul campo. La Camera dei Comuni britannica ha approvato la legge sul nuovo protocollo per l’Irlanda del Nord. Continuano le proteste a favore dell’aborto negli Usa dopo la decisione della Corte suprema: un tribunale della Louisiana ha bloccato il divieto di aborto.

Interni

Sos Mediterranée ha comunicato tre nuovi salvataggi da parte della nave Ocean Viking nelle acque del Mediterraneo, mentre la Sea Watch può sbarcare con altre persone soccorse. Prosegue la forte crisi idrica in alcune zone d’Italia, tra cui il bacino del Po: il governo lavora a un Dpcm e il capo della Protezione civile Curcio ha dichiarato che potrebbe essere intensificato il razionamento di acqua. Conclusa la tornata elettorale delle amministrative, i partiti fanno il punto della situazione: il PD parla di vittoria straordinaria, mentre nel Centrodestra emerge la necessità di un incontro di coalizione. Domani in Parlamento dovrebbe partire la discussione della legge sullo Ius scholae. Secondo gli ultimi dati della Regione, in Piemonte un medico su due è obiettore di coscienza riguardo l’aborto.