Il 25 febbraio si sono tenute le elezioni generali in Nigeria, per scegliere Presidente e Parlamento. Dopo il conteggio è stata dichiarata la vittoria di Bola Tinubu, appartenente allo stesso partito del presidente uscente. Il risultato è stato però contestato dalle opposizioni.
Per provare a capirci qualcosa di più, abbiamo raggiunto Enrico Casale, redattore di Internationalia.
I principali candidati, oltre a Tinubu, erano Atiku Abubakar del Partito democratico del popolo e Peter Obi, del Partito laburista, considerato un outsider e che in alcuni sondaggi prima del voto sembrava in vantaggio.
Casale riassume i temi suoi quali è ruotata la campagna elettorale. In primo luogo l’economia del paese, che nonostante sia uno dei più ricchi del continente, si trova in difficoltà da tempo, per una serie di motivi tra cui il paradosso delle risorse: la Nigeria è uno dei principali esportatori di petrolio, ma ne raffina pochissimo, perciò la benzina deve essere importata. Un altra questione centrale è stata la sicurezza, poiché nel paese è molto attivo gruppo fondamentalista islamico Boko Haram ormai da diversi anni.
Ma il voto in Nigeria è importante anche per il resto del mondo. Intanto perché si appresta a diventare uno dei paesi più popolosi del mondo, ma in particolare per il suo ruolo nell’Africa Occidentale. Nonostante le problematiche di questo voto, si è trattato di un passaggio di consegne piuttosto pacifico, rispetto a molti paesi vicini, e questa stabilità può avere un peso considerevole per tutta l’area.