Ormai dalla primavera del 2023 gli studenti universitari stanno portando avanti azioni di protesta contro le istituzioni, una mobilitazione che ruota intorno al caro affitti per chi studia fuori sede, ma che comprende anche altri temi urgenti, come il supporto per la salute mentale.
In questi mesi, con l’aiuto della CGIL e del SUNIA, l’Unione Degli Universitari ha realizzato un sondaggio, per mettere nero su bianco la situazione per la quale stanno protestando. Da questo rapporto emerge un costo medio per la casa molto alto, 430 euro al mese, che sale ulteriormente in alcune città, ospiti peraltro di atenei molto ricercati: a Roma e Bologna si raggiungono i 500 euro, a Milano si superano i 600.
Sono cifre che chiaramente in pochi si possono permettere, ci racconta Simone Agutoli, dell’esecutivo nazionale UDU. La quota del Pil deve crescere ai livelli della media europea, se non alla media OCSE, per permettere di intervenire su questi pesanti costi, ancora più pesanti in una fase di alta inflazione. Dall’indagine emerge anche una significativa percentuale di contratti d’affitto stilati in nero, totale o parziale, un’altra questione che andrebbe affrontata urgentemente.
Queste alcune delle questioni che gli studenti hanno presentato alla ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, in un incontro avvenuto il 30 ottobre, che, racconta Agutoli, è stato deludente e non ha portato a risultati concreti.
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