Non si può pensare di risolvere la situazione di criticità dilagante nelle carceri piemontesi con interventi superficiali improntati alla soppressione delle sempre più frequenti rivolte, sintomo di uno stato di profonda sofferenza che il sistema carcerario manifesta, sia all’iterno della popolazione detenuta che per gli agenti di polizia penitenziaria. Sul sistema carcere pesano decisioni politiche che non supportano gli sconti di pena né incentivano soluzioni alternative; si aggiungono anzi, reati penali che potrebbero ulteriormente compromettere la capacità di strutture altamente inadeguate e obsolete.
Martedì scorso le organizzazioni sindacali, gli amministratori e i rappresentanti del mondo penitenziario sono intervenuti in Consiglio regionale del Piemonte per esporre le loro preoccupazioni e richieste in merito alla grave situazione che si vive all’interno delle carceri piemontesi. Alleanza Verdi Sinistra ha condiviso alcune riflessioni sulla situazione, chiedendo un cambiamento strutturale che metta al centro la sicurezza e i diritti di tutti: detenuti e agenti penitenziari. “È giunto il momento – si legge in un loro comunicato – di orientare il sistema penitenziario verso un modello più riabilitativo e meno punitivo, investendo nella formazione specialistica del personale, nel potenziamento del supporto socio-educativo e sanitario e nell’introduzione di mediatori culturali per rispondere alle necessità di una popolazione carceraria sempre più diversificata”.
Sentiamo Alice Ravinale, capogruppo AVS Consiglio regionale Piemonte
Tutti i nodi vengono al carcere
"È giunto il momento di orientare il sistema penitenziario verso un modello più riabilitativo e meno punitivo, investendo nella formazione specialistica del personale, nel potenziamento del supporto socio-educativo e sanitario e nell’introduzione di mediatori culturali "