Immagina un momento in cui tutto ti sembra possibile.
Ebbene, questo momento penso fosse assolutamente vivo nella mente e nel cuore di tanti ragazzi e tante ragazze che negli anni Settanta furono i protagonisti e le protagoniste di Radio Alice concepita nel 1975 durante il periodo di diffusione delle radio libere italiane.
Quarant’anni fa.
Erano studenti e studentesse del DAMS.
La radio iniziò a trasmettere nel febbraio del 1976 sulla frequenza FM 100.60 Mhz utilizzando un trasmettitore militare in precedenza usato su di un carro armato statunitense, reperto della seconda guerra mondiale.
Curioso particolare per una Radio le cui vere armi erano la parola, la poesia, la musica.
La sede della radio era una soffitta in via del Pratello 41, nel centro di Bologna, ed il nome fu ispirato dalla protagonista del libro di Lewis Carroll Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie, ma anche dalla figlia di Dadi Mariotti, una delle donne fondatrici.
Questa emittente radiofonica, una piccola ma potente voce dell’ala creativa del movimento studentesco, voleva farsi portavoce della comunicazione liberata dando spazio e microfono a chiunque volesse proporsi trasformando la radio in uno strumento di produzione culturale anche attraverso l’organizzazione di concerti e di raduni giovanili.
Immagina di entrare in uno dei musei di Bologna, il MAMbo ( http://www.mambo-bologna.org/ ), in un caldo pomeriggio d’agosto.
Ti lasci guidare dall’istinto e dalle sale spaziose e piene di luce tra le opere esposte nella collezione permanente. Prima di raggiungere la sezione dedicata a Giorgio Morandi la tua attenzione si ferma su una serie di fotografie che testimoniano un momento storico in cui tutto sembrava possibile, un’utopia che sorrideva opponendosi a una classe dirigenziale che non capiva e che non era pronta al cambiamento proposto da migliaia di ragazzi e ragazze.
Immagina di avere al tuo fianco una delle guide volontarie del MAMbo che passeggiandoti vicino osserva le fotografie come te, sotto le quali trovi una cuffia di quelle usate negli studi radiofonici.
La prendi tra le tue mani e la porti alle orecchie.
Ascolti la voce di Radio Alice e torni in quegli anni di fervido movimento di idee e di creatività. Radio Alice non aveva una redazione né un palinsesto fisso. Voleva annunciare la rivoluzione mediatica che stava per irrompere tra il 1976 e il 1977 attraverso l’uso continuo e incondizionato della diretta telefonica mai usata con tale audacia in Italia. Tutto meritava di essere trasmesso: brandelli di libri, comunicazioni sindacali, poesie, lezioni di yoga, analisi politiche, dichiarazioni d’amore, commenti ai fatti del giorno, ricette, favole della buonanotte, liste della spesa, la musica classica e il rock.
Le trasmissioni si aprivano e si chiudevano sempre col brano Lavorare con lentezza del cantautore Enzo Del Re.
Torni nel 2015 togliendoti le cuffie.
Guardi la guida accanto a te, ha gli occhi chiari e luminosi, sembrano parlarti. Ed è così che la guida inizia a raccontarti gli anni di Radio Alice, delle irruzioni della Polizia, in una delle quali furono arrestati tanti ragazzi e tante ragazze con l’accusa, poi rilevatasi infondata, di avere diretto via etere i violenti scontri all’indomani dell’uccisione dello studente Francesco Lorusso, morto durante uno scontro con un reparto di carabinieri.
Ti racconta degli impianti per le trasmissioni che furono distrutti e sostituiti poche settimane dopo.
Immagina una guida, un uomo di quasi settant’anni con la barba e i capelli bianchi che ti racconta di Radio Alice come se il suo cuore fosse ancora lì, nel centro di Bologna, con il pugno sinistro alzato, tra tante ragazze e tanti ragazzi come lui.
Quel ragazzo con la barba scura che vedi con il pugno sinistro alzato in basso a sinistra nella foto.