6 anni fa veniva siglato, dall’allora premier Gentiloni, il cosidetto Memorandum Italia-Libia, un accordo tra i due paesi volto a stringere la collaborazione sul fronte delle migrazioni attraverso il Mediterraneo. In particolare, prevede che l’Italia fornisca alla Libia mezzi e strumenti per fermare le partenze, in modo da ridurre il flusso di persone verso l’Italia.
Sono molte le critiche presentate negli anni a questo accordo, che è stato finora sempre rinnovato. In primo luogo c’è il ruolo centrale affidato alla cosiddetta guardia costiera libica, un ente considerato poco credibile dalle organizzazioni umanitarie, se non anche pericoloso (spesso dalle sue navi sono partiti spari verso le navi dei migranti). Con il memorandum, inoltre, le persone che intendono attraversare il Mediterraneo vengono bloccate nei centri di accoglienza in Libia, descritti da numerosi enti (compresa l’ONU) come una sorta di lager dove avvengono numerose e gravi violenze ai loro danni.
Ne parliamo con Roberto Sensi di ActionAid, che ci ricorda anche il lavoro della piattaforma The Big Wall, gestita proprio dall’organizzazione, che cerca in particolare di tenere traccia delle spese italiane nell’ambito di questo accordo, sulle quali secondo ActionAid c’è poca trasparenza.