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L’ideologia attorno al cibo sintetico – Intervista a Michele Antonio Fino

Il Consiglio dei Ministri ha approvato una proposta di legge con cui intende vietare l’impiego, nella preparazione di alimenti, bevande e mangimi di alimenti o mangimi costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari o da tessuti derivanti da animali vertebrati, e poi della loro vendita. Si parla di divieto del cibo sintetico.

La proposta sta facendo molto discutere e per questo abbiamo contattato Michele Antonio Fino, Professore Associato di Diritto Romano e Diritti dell’Antichità all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, oltre ad essere divulgatore e autore.

Innanzitutto, ci spiega che non è affatto facile dare una definizione chiara del cibo sintetico. Se volessimo essere puntuali, in questo divieto dovrebbe rientrare anche il comune lievito di birra, ci fa notare Fino. Ma con “cibo sintetico” il governo intende principalmente la carne prodotta in laboratorio, il che non sorprende, visto che già da tempo i produttori alimentari italiani, come Coldiretti, spingevano per imporre questo tipo di divieto (una pressione basata però su molta disinformazione).

Per Fino quindi siamo di fronte ad una questione di carattere puramente ideologico, più che pratico: viene presentata come una difesa del cibo “naturale” (responsabile però di ampia deforestazione e di alti livelli di inquinamento, senza contare lo sfruttamento di animali) e italiano (sebbene attualmente in Italia venga consumata molta carne importata, così come si importa gande quantità di mangime).

Qui sotto puoi ascoltare l’intervista a Michele Antonio Fino, nella quale tocchiamo anche altre polemiche “gastronazionaliste” andate in scena di recente:

Qui puoi invece riascoltare il servizio di Matteo Chiarenza, con i commenti del presidente di Coldiretti Torino Bruno Mecca Cici e della portavoce di OIPA Torino Claudia Taccani:

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