Abbiamo raccolto la testimonianza da Gerusalemme di Simone Scotta, già operatore nei progetti dei corridoi umanitari della Fcei dal Libano, oggi impegnato con il Consiglio ecumenico delle chiese in un progetto umanitario di accompagnamento di civili palestinesi.
“Siamo in una situazione di attesa, percepiamo la tensione, ma nella zona dove lavoriamo, a Gerusalemme est, per fortuna siamo abbastanza tranquilli – spiega Simone – Io lavoro con sei colleghi palestinesi, che hanno amici e parenti altrove, e per loro è un momento molto difficile. Siamo in una fase di ibernazione: nessun movimento consentito, nessuna attività consentita nel nostro lavoro da parte di accompagnatori perché la sicurezza non può essere garantita. Adesso è impossibile fare previsioni, ma nel breve periodo credo sarà difficile lavorare in modo normale“.
Una situazione di tensione e violenze continue che presto o tardi sarebbe venuta a galla e che “avrebbe dovuto già essere evitata da tanto tempo. La situazione ora è degenerata in una punizione collettiva con tante vittime innocenti che stanno pagando un prezzo che non è giusto“.
Intanto proprio il Consiglio ecumenico delle chiese ha diramato nelle ultime ore nuovi appelli per “il rispetto dei diritti umani in Terra Santa”.