Il focus del racconto del nuovo conflitto scoppiato tra Hamas e Israele il 7 ottobre è ormai soprattutto la Striscia di Gaza, ma chiaramente la guerra sta scuotendo gli equilibri anche nel territorio di Israele e in Cisgiordania.
Ne abbiamo parlato con l’economista Clara Capelli, che da Gerusalemme tasta per noi il polso della situazione.
“A Gerusalemme Est la situazione è calma ma tesa; c’è molta paura da parte della popolazione palestinese rispetto ad eventuali episodi di violenza e ritorsioni da coloni o cittadini israeliani vicini alla destra nazionalista religiosa. Mentre gli occhi si sono spostati su Gaza, in Cisgiordania c’è stata un’escalation tra coloni ed estremisti: da sabato 7 ottobre ci sono stati 70 morti di palestinesi o da parte dei coloni o da parte dell’esercito israeliano. Ci hanno anche riportato di allevatori che stanno abbandonando le loro terre e di agricoltori che considerano se andare a raccogliere le olive, esponendosi ad un grande rischio economico”.
Le chiediamo poi come tutto questo stia impattando sulla politica interna israeliana:
“Secondo me stanno esplodendo tutte le contraddizioni della politica israeliana, che vengono da lontanissimo e si sono rese più evidenti con l’ultimo governo a guida Netanyahu, con alleati di estrema destra e del mondo dei coloni. In questo momento sicuramente il governo è in un momento di forte crisi, è una delle rare volte in cui l’opinione pubblica israeliana non si riunisce compatta intorno al proprio governo, ma anzi lo ha fortemente contestato: il 7 ottobre è stato un fallimento epocale per il paradigma della sicurezza su cui Israele costruisce la propria narrativa. Dall’altra parte abbiamo tutte le correnti colone che devono rimanere in sella e stanno utilizzando una narrativa della violenza per mantenere alta la tensione e compatto il governo. Che cosa resta delle sensibilità politiche più progressiste? Sono rimaste schiacciate. Anche le proteste contro la riforma della giustizia” conclude “non hanno granché affrontato la questione dell’occupazione israeliana sui territori palestinesi e delle violenze in corso da decenni. In questo momento c’è quindi una sensibilità a evitare l’escalation della violenza, ma secondo me non una vera proposta politica, come non c’è una strategia politica su cosa fare di Gaza al momento”.
Puoi ascoltare qui l’intervista: