A Ginevra, nel gennaio 1687, erano arrivati i valdesi sopravvissuti alle carceri sabaude, dove erano stati rinchiusi. Ce n’erano ottomila distribuiti nelle putride celle di carmagnola, Asti, Ceva, Verrua, trino, Vercelli, Cherasco, Fossano, Saluzzo.
Vittorio Amedeo II aveva poi, a marcia forzata, spedito i duecento superstiti in Svizzera. Ad aspettarli, sul ponte dell’Arve, c’era il vecchio Giosuè Gianavello e con lui Henri Arnaud, che due anni più tardi avrebbe guidato il Glorioso Rimpatrio dei valdesi nelle loro Valli.