Il viaggio di Kiosk parte da un evento politico: le elezioni in Bosnia-Erzegovina che si sono tenute lo scorso 7 ottobre. Milorad Dodik è ritenuto il vero vincitore, ma come sono andate le cose? È sempre difficile dirlo in un sistema così disfunzionale.
Le elezioni però non sono l’unico motivo per cui la Bosnia Erzegovina è riapparsa ultimamente sui media mondiali. C’è infatti un caso che sta avendo parecchia risonanza e che potremmo considerare l’equivalente bosniaco del Caso Cucchi. È la storia di David Dragicevic, un ragazzo di 21 anni ucciso sei mesi fa nel capoluogo della Republika Srpska, Banja Luka, in circostanze ancora sconosciute. Da allora ogni giorno sono molti i cittadini bosniaci che chiedono verità e giustizia per lui.
Ci spostiamo poi sulla linea di conflitto che collega, o separa, Mosca e Costantinopoli: è infatti in corso una rottura in seno alla Chiesa Ortodossa. Claudio Geymonat, coordinatore di Riforma.it, racconta a Kiosk il significato di questo scontro. Quali scenari si aprono?
Continuano intanto le proteste in Inguscezia, nel Caucaso del Nord, proteste che scaturiscono da uno scambio di territori con la vicina repubblica di Cecenia, stabilito il 4 ottobre. Si tratta di un accordo molto favorevole alla Cecenia, che alcuni insinuano sia avvenuto sotto imposizione, o comunque pressione, di Mosca, per favorire la Cecenia il cui presidente Ramzan Kadyrov è un fedelissimo alleato di Putin. A fare le spese di questa tensione è stato anche l’attivista e ricercatore di Amnesty International Oleg Kozlovski, rapito e picchiato da – pare – membri della sicurezza locale. Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia, fa il punto della sua situazione.
In Serbia, l’arrivo della catena di supermercati LIDL ha creato grande attesa popolare e lunghe code. È un vero miglioramento per i consumatori o siamo davanti a un’assimilazione al modello europeo-tedesco? Da Belgrado, il vicedirettore di East Journal Giorgio Fruscione parla di una situazione tragicomica.
Su Sputnik Italia, testata russa in lingua italiana, si racconta del dibattito sul cambio di nome della Macedonia, ma si considera il tutto come un complotto ordito dall’Unione europea in funzione anti-russa.
Proprio questa posizione, quella secondo cui i Paesi dei Balcani occidentali non hanno alcun tipo di autonomia e sono sistematicamente vittime di complotti, si aggiudica il primo premio “Polveriera balcanica”. Di cosa si tratta? Scopritelo con noi!
In Armenia si è dimesso il primo Ministro Nikol Pashinyan, protagonista della “rivoluzione di velluto” del 2018. Una notizia annunciata, ma che impone riflessioni insieme a Simone Zoppellaro, che condurrà la prossima puntata di Kiosk.