La quarta puntata di Kiosk, ultima di un primo giro di conduzioni, inizia da un fatto di cronaca che riguarda l’Ucraina. Il caso di Katerina Handzjuk, attivista che lottava contro la corruzione nella regione di Kherson, morta in seguito ad un attacco con l’acido solforico, rappresenta l’ennesimo episodio di intimidazione sulla società civile. Solo nell’ultimo anno sono stati documentati oltre 50 attacchi ad attivisti e difensori dei diritti umani, la maggior parte dei quali rimasti irrisolti.
Insieme ad Oleksiy Bondarenko, redattore di East Journal, abbiamo discusso della difficoltà, nell’Ucraina contemporanea, di levare critiche contro la corruzione – in un contesto segnato dalla cooptazione politica della procura e dalla crescente popolarità di gruppi di estrema destra, che spesso giocano un ruolo attivo negli attacchi alla società civile.
Le tensioni che attraversano l’Ucraina derivano in parte anche dal conflitto con la Russia che, dal 2014, ha portato all’annessione illegale della Crimea e allo scoppio di una guerra nel Donbass, nell’est del paese. Proprio nel Donbass si stanno preparando delle “pseudo-elezioni” per eleggere i nuovi leader delle autoproclamate repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk. Sempre Oleksiy Bondarenko ci ha spiegato come Mosca si stia occupando (in maniera non ufficiale) di queste elezioni al fine di “congelare” il conflitto nel Donbass, e come questo voto non andrà ad influenzare in alcun modo i processi di pace, regolati dagli ormai inefficaci accordi di Minsk.
Sempre restando in Ucraina, abbiamo parlato di come le dinamiche del conflitto con la Russia influenzino un’altra dimensione della vita pubblica, che tocca da vicino tutta la popolazione: quella della lingua e delle politiche linguistiche. Con Marco Puleri, professore presso l’Università di Bologna, abbiamo analizzato la realtà sociolinguistica dell’Ucraina contemporanea, al fine di capire come un uso strumentale della lingua da parte dell’elite politica generi una narrazione esclusiva e dicotoma sull’identità del paese. Il recente corso delle politiche linguistiche del governo Poroshenko, che possiamo riassumere in iniziative quali la riforma dell’istruzione del settembre 2017, o le leggi (recentemente approvate in prima lettura) che regolano l’uso della lingua nelle telecomunicazioni e nei media cartacei, è un tentativo di consolidare l’elettorato conservatore in vista delle elezioni. Tuttavia, come ci ha spiegato Marco Puleri, più che colpire l’egemonia (linguistica) della Russia, tali misure hanno in realtà effetti controproducenti sulla coesione sociale interna al paese.
Infine, abbiamo piantato la bandierina di Kiosk per la prima volta nei paesi Baltici, parlando di Lettonia. Abbiamo ripercorso le tappe principali che hanno portato alla prima dichiarazione d’indipendenza del paese proprio cento anni fa, al ritrovamento dell’indipendenza dopo sessant’anni di occupazione prima nazista e poi sovietica, fino all’integrazione con l’Unione Europea e la NATO. Un mese fa ci sono state le elezioni parlamentari: la grande novità è stata l’ascesa del partito populista “Chi possiede lo stato?”, che entrerà molto probabilmente nella nuova coalizione di governo. Il partito ha basato la sua campagna elettorale sulla lotta alla corruzione e al riciclaggio, facendo leva sugli scandali che di recente hanno messo una delle banche principali del paese (la banca ABLV) nell’occhio del ciclone. Riciclaggio istituzionalizzato, un partito populista in ascesa e uno spopolamento preoccupante del paese fanno sì che le dinamiche lettoni ci riguardino molto da vicino.