Grazie a immagini ad altissima risoluzione e a modelli digitali, un gruppo di ricercatori è riuscito a studiare alcuni massi presenti sulla superficie dell’asteroide Bennu, stimandone la resistenza agli impatti, ovvero la “quantità di energia che un materiale può sopportare a seguito dell’applicazione di una forza improvvisa e quasi istantanea prima di subire una frattura”. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Nature e le immagini e i dati sono stati raccolti dalla strumentazione a bordo della sonda OSIRIS-REx.
Capire come gli oggetti presenti su di un asteroide abbiano subìto impatti nel tempo (oltre a rilevare quanti e di quali dimensioni fossero gli oggetti che hanno impattato), ha consentito per la prima volta ai ricercatori di stimare il tempo trascorso da quando Bennu ha lasciato la fascia degli asteroidi principale ed è diventato un Near Earth Object: ovvero circa 1,75 milioni di anni, con un’incertezza di 750 mila anni.
I Near Earth Object (NEO) sono corpi celesti, come comete o asteroidi, la cui orbita attraversa il sistema solare interno, ovvero quella parte di sistema solare compreso tra il Sole e la cintura di asteroidi e dentro la quale orbitano Mercurio, Venere, Terra e Marte.
Degli asteroidi tuttavia non conosciamo ancora molte cose, eppure sono considerati mattoni primordiali importanti per comprendere parte della storia del sistema solare. Anche per questo è così importante studiarli.
L’intervista a Maurizio Pajola dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) che ha partecipato allo studio