Una messinscena dell’esecuzione di Ceaușescu e di sua moglie. E’ quanto avvenuto a Yerevan la scorsa settimana, durante una delle tante manifestazioni antigovernative che stanno segnando il periodo seguito alla sconfitta militare del Karabakh. Ovviamente non e’ di loro che si parlava, ma del premier armeno Pashinyan, gia’ leader della rivoluzione di velluto del 2018, e di sua moglie. Una scena, questa, che simboleggia un odio senza precedenti che sta segnando in modo sempre piu’ manifesto le lacerazioni e le divisioni dell’Armenia postbellica.
In Georgia, la crisi politica in corso da novembre è degenerata con le dimissioni del premier Gakharia e l’arresto del leader del principale partito di opposizione, Nika Melia. Ancora una volta, i diplomatici europei devono mediare tra governo e opposizione. Nonostante sia ritratta dai media come una deriva autoritaria e ‘filorussa’ del partito di governo, la natura degli eventi è più complessa e dimostra una crisi di legittimità della classe politica – sempre più distante dagli interessi reali dei cittadini.