Il 26 febbraio a poche centinaie di metri al largo di Steccato di Cutro, comune del Crotonese, una barca proveniente dalla Turchia è naufragata provocando decine di morti: si teme possano essere 100. L’episodio avviene a pochi giorni di distanza dall’approvazione parlamentare del Decreto Ong, che fissa ennesime regole stringenti alle navi che operano salvataggi in mare. Anche per questo si è scaldata la polemica attorno alle responsabilità di lunga data della politica italiana ed europea per le continue morti nel Mediterraneo, con critiche provenienti da molte direzioni (come la FCEI, Save the children o MEDU).
Il dibattito si è acceso ancora di più in seguito ai commenti del Ministro degli Interni Matteo Piantedosi, che invocato ancora il blocco delle partenze e dichiarato che “La disperazione non può mai giustificare viaggi che mettono in pericolo i propri figli“.
ASGI, Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione, ha invocato l’apertura dei confini e abbiamo quindi raggiunto Dario Belluccio, segretario dell’associazione, per ragionare sul tema. Con lui abbiamo affrontato l’argomento meno discusso della questione, ovvero il motivo per cui le persone sono obbligate ad intraprendere rotte del genere, in mancanza di vie legali a disposizione. Italia ed Europa dovrebbero quindi innanzitutto aprire i confini a chi cerca di raggiungere condizioni di vita migliori, trovando gli strumenti più adatti per facilitare questi viaggi; e intanto dovrebbero attivare nuovamente una missione permanente di ricerca e soccorso nel Mediterraneo. Questo rende ancora più inaccettabile la persecuzioni nei confronti delle Ong impegnate nel salvataggio di vite, visto che stanno portando avanti alcuni dei doveri degli stati e dell’Unione Europea al posto loro.
Chiediamo anche a Belluccio se il Decreto Ong sia effettivamente in contrasto con il diritto internazionale: ci conferma che ci sono pochi dubbi a riguardo.