Da un lato le proteste degli agricoltori in Italia e in tutta Europa contro le misure di transizione del Green Deal, dall’altro lato le mappe inquietanti che hanno mostrato il livello di inquinamento nella pianura Padana.
Le vicende non sono scollegate: a contribuire in modo sigfnificativo alla (pessima) qualità dell’aria padana è l’agricoltura, ma è scorretto definirla in termini così generali. C’è infatti una differenza abissale tra la piccola azienda agricola biologica e l’allevamento intensivo di stampo industriale, che è immensamente più inquinante da tutti i punti di vista.
A questo tipo di produzione del cibo si rivolge una petizione e quindi una proposta di legge avanzata da Greenpeace Italia, ISDE – Medici per l’ambiente, Lipu, Terra! e WWF Italia. L’obiettivo, ci racconta Simona Savini (responsabile della campagna agricoltura di Greenpeace) è innanzitutto di stabilire la definizione legale di allevamento intensivo, in modo da sottolineare le sue specificità, per poi regolarlo e, possibilmente, superare questa modalità di produzione, inquinante e insostenibile.