Down Under Manhattan Bridge Overpass, questo è il significato dell’acronimo di DUMBO, un programma che fin dalla sua prima puntata newyorchese accompagna gli ascoltatori e le ascoltatrici nel mondo della cultura urbana e della street art, due delle password che stiamo utilizzando anche in questa terza stagione del programma dedicata alla città del Vesuvio.
Quando immaginiamo la street art di Napoli, il pensiero non può non andare verso i murales di Jorit.
“Mi chiamo Jorit Agoch e con i miei volti voglio cambiare la periferia di Napoli”, così ha dichiarato in più di un’occasione l’artista di origine italo olandese. Di lui non se ne conosce il volto, preferisce mostrare le sue opere, i suoi murales. “La forma d’arte più interessante degli ultimi cent’anni, per me il modo ideale per farsi sentire, per esistere, per esprimersi”. Un’arte realizzata in una città che Jorit sente sua nel modo più assoluto al punto di volerne dipingerne sui muri i volti dei suoi abitanti.
Jorit ha iniziato a esprimersi con la vernice spray all’età di tredici anni utilizzando come tela dei suoi dipinti i muri della propria città natale, Quarto, nella periferia nord di Napoli. Dopo aver conseguito con il massimo dei voti la laurea all’Accademia di Belle Arti, passaggio fondamentale per la sua formazione dove apprese le tecniche dell’acrilico e dei colori a olio, per diversi anni Jorit continuò ad alternare i dipinti su tela alla street art.
Un altro momento cruciale della sua carriera è stato il viaggio in Africa, un suo sogno realizzato nel 2005 in un continente che continuerà a frequentare in modo assiduo con soggiorni e permanenze piuttosto lunghe. La collaborazione con la scuola internazionale d’arte “Tinga Tinga” di Dar es Salaam, in Tanzania, portò Jorit a spostare la sua attenzione esclusivamente sulla raffigurazione realistica del volto umano con particolari rimandi alla cultura e ai rituali magici curativi africani caratterizzati da due strisce rosse sulle guance, un segno che indica la scarnificazione e il passaggio dall’infanzia all’età adulta che porta l’individuo all’effettivo ingresso nella tribù.
Come spesso accade per molti artisti, Jorit preferisce far parlare le sue opere mostrando i volti dei suoi graffiti, piuttosto che il suo viso.
Il concetto di tribù torna spesso nelle sue opere, anche e soprattutto con l’idea dell’unica Human Tribe dalla quale deriviamo tutti e tutte noi, a prescindere dalle varie identità culturali. Un concetto che ripercorre ogni opera di Jorit maturata attraverso i numerosi incontri vissuti con la cultura e le genti africane e portata sulle strade.
In effetti i graffiti di Jorit nascono soprattutto in contesti di periferie, con i quali ha un rapporto stretto e particolare. In diverse interviste l’artista ha dichiarato che Napoli è una rara combinazione tra arte e folklore, magnifica e terribile, magica e controversa. In particolare le sue periferie, luoghi nei quali il degrado aiuta a crescere e a capire regalando la libertà di espressione con i graffiti, arte murale che non troviamo altrove.
Inizialmente la volontà di marchiare i luoghi che frequentava con i suoi amici, successivamente la necessità di esprimersi con una forma d’arte assolutamente attuale e moderna seppur con antiche: i murales.
La street art diventa per Jorit una via di fuga, un mezzo per evadere da una realtà difficile e priva di stimoli. Frequentare street artist adulti lo aiuterà ad acquisire maggior consapevolezza e senso di appartenenza a un movimento globale sviluppato in città lontane dalla sua Napoli.
Compatibilmente agli studi in Accademia, per anni ha continuato la sua opera dipinta su muri e treni della sua città spesso rischiando l’incolumità fisica. I graffiti gli danno la possibilità di guadagnare denaro e diversi lavori su commissione, soldi che gli serviranno per quella serie di viaggi africani che gli apriranno la mente verso una nuova consapevolezza artistica.
I volti dipinti da Jorit sembrano guidarci alla ricerca di qualcosa di profondo, un messaggio da leggere oltre lo sguardo delle facce che ritrae su superfici di grandi dimensioni come i palazzi delle periferie di Napoli. Ora ci troviamo a Forcella, accanto alla Chiesa di San Giorgio Maggiore, in via Duomo. Siamo di fronte al murale che rappresenta un San Gennaro dal volto umano, un uomo che appartiene al suo popolo. Alto ben 15 metri, il Gennaro di Jorit pur essendo nel centro della città anche se, come sappiamo, questa zona ne rappresenti una delle sue periferie, come abbiamo già appurato nelle precedenti puntate di DUMBO.
Il murale è stato terminato in tempo per la festività di San Gennaro, il 19 settembre del 2015, consegnando alla città un’opera di una bellezza unica che rappresenta ancora una volta l’appartenenza del santo alla Human Tribe di Jorit.
“Un Gennaro laico al quale chiediamo di fermare la ferocia della faida delle strade vicino a lui”, questo dichiarò l’assessore alla cultura del comune, Alessandra Clemente, nel giorno dell’inaugurazione. In realtà per molti il San Gennaro di Jorit assomiglia a Nunzio Giuliano, esponente della famiglia che per anni dominò Forcella che fu ucciso nel 2005 dopo essere uscito dal sistema camorristico e dopo aver raccontato dei clan anche in tv. Questa tesi è stata però smontata dallo stesso Jorit: sembra che il modello per realizzare il murale sia stato un operaio trentenne sempre di Forcella, della cui foto l’artista pare si sia ispirato per il murale.
E’ un vero e proprio simbolo dell’umanità, quello rappresentato nel murale realizzato da Jorit a Ponticelli. Un dono colorato a un quartiere che, osservando il murale, ha riconosciuto qualcosa in più del suggestivo regalo dell’artista a questo rione. Come nel caso del Gennaro di Forcella, anche questo murale ci invita a guardare oltre riconoscendo in questo volto l’immagine di una bambina della comunità rom, un murale di una ventina di metri che sovrasta una zona dove nel 2008 fu dato alle fiamme un campo rom. Ael, così è stata soprannominata la bambina del murale, è diventata il simbolo di una lotta quotidiana per l’inclusione sociale, una battaglia che ci riporta a una canzone di Enzo Avitabile, “Tutt’eguale song ‘e criature”. Anche in questo caso, Jorit ha ribadito più di una volta che nel realizzare il murale non si sia ispirato a un’identità precisa, per il volto. Ognuno può vederci chi vuole e cosa vuole, la sola costante sembra essere il concetto di Human Tribe.
Ci sono anche i personaggi del mondo hip hop della scena americana e italiana ma c’è anche e sopratutto il volto del Dios Umano: Diego Armando Maradona. E’ stato un altro regalo, quello che Jorit ha donato agli abitanti di San Giovanni a Teduccio nel 2017. A quest’opera, alla quale hanno contribuito associazioni del territorio come la Inward ma anche calciatori del Napoli come Marek Hamsik, recentemente è stato
affiancato un murale che raffigura il viso di un bambino.
E’ un volto con la barba, un volto del Maradona maturo e non quello del calciatore raffigurato in un altro murale dedicato al Pibe de Oro nei Quartieri Spagnoli.
Salvatore Pope Velotti, direttore di Inward, osservatorio sulla creatività urbana, ha descritto così, questo ennesimo capolavoro di Jorit: “il volto di Maradona si presenta con una duplice lettura, tra genio e follia, tra disciplina e furbizia, creatività e inganno, mostrando in questo modo tutta la sua umanità, la sua forte personalità che lo ha reso un vero idolo a Napoli e criticato anche pesantemente altrove”.
Ad est di Napoli, il murale Dios Umano a San Giovanni Teduccio.
Ad ovest di Napoli, lo stadio San Paolo dove continua a vivere il ricordo delle gesta del Maradona giocatore.
Anche nel caso del Dios Umano, murale che rappresenta il volto di Maradona, il suo autore, Jorit, lascia spazio alle interpretazioni e ai dettagli.
Un portale web partenopeo, Napolike, ha permesso di scoprire una frase dipinta all’interno dell’occhio destro del Pibe de Oro, proprio all’interno dell’iride. Pur non essendo molto chiara la comprensione della lettera iniziale della prima parola, la seconda è indubitabilmente “Siempre”. La frase potrebbe essere Masid Siempre o Jasid Siempre. Ad essere certo è che Jorit Agoch ha voluto nascondere un messaggio ben preciso all’interno del murale, una scritta non sempre ben visibile durante il giorno. Infatti la si può scorgere soltanto durante l’alba e al tramonto, quando la luce non riflette direttamente sul murale. Durante il resto del giorno è quasi impossibile vedere la scritta, anche se si utilizzano obiettivi fotografici sofisticati.
Accanto al murale dedicato a Maradona, che pubblicamente ringraziò Jorit per il magnifico omaggio, nel marzo 2018 il misterioso street artist napoletano ha completato il suo lavoro nel cosiddetto “Bronx” di San Giovanni a Teduccio, realizzando sul palazzo a fianco il bel viso dello scugnizzo Niccolò. Se al di sotto del murale di Maradona possiamo leggere la frase Dios Umano, sotto il volto dipinto di Niccolò possiamo leggere Essere umani.
Esseri divini con esseri umani.
Si completa così l’opera di Jorit a San Giovanni a Teduccio.