È stata una settimana intensa per Huawei e in generale nell’escalation che vede protagonisti Cina, Stati Uniti e Canada, a cui via via si aggiungono altri Paesi più o meno allineati.
C’è un’intera settimana da ripercorrere, perché ogni giorno ci ha riservato qualche novità. In particolare, lunedì 14 gennaio un cittadino canadese è stato condannato a morte nella città cinese di Dalian per narcotraffico. Era detenuto dal 2015 e a novembre era stato condannato a 15 anni di reclusione e multato per 150.000 yuan per aver contrabbandato oltre 200 kg di metanfetamine in Cina. Per sua sfortuna, la sua richiesta d’appello si è sovrapposta al caso di Meng Wanzhou, la dirigente Huawei arrestata in Canada e a rischio estradizione negli Stati Uniti, così Schellenberg è stato trascinato in una storia che non lo riguardava e condannato a morte. Il Canada, ora, sente la pressione intorno a se ed è davvero preoccupato.
Non troppo sereno è anche il sistema economico cinese, per cui si prevede nel 2019 la crescita più bassa degli ultimi 28 anni, un +6% che dalle nostre parti farebbe gridare al miracolo economico ma che a Beijing è visto come un pesante segno di rallentamento. Quali provvedimenti si stanno prendendo?