In questo sabato 1 giugno che per me è appena cominciato, vi parlo dalla notte di Santa Clara, in California, in piena Silicon Valley. Un luogo avvolto dal mito per tutti coloro che hanno vissuto tutta l’epoca pionieristica dell’informatica e di Internet. Ma è anche un luogo preoccupato per lo scontro al massimo livello tra Cina e Stati Uniti e che ruota tutto intorno a Huawei. Allo stesso tempo, però, di queste cose non si parla troppo, perché la preoccupazione per le azioni e reazioni cinesi si accompagna alla difficoltà di individuare nel proprio governo, e soprattutto nel proprio presidente, un buon interlocutore.
Oltretutto, che cosa significhi l’implementazione dell’ordine esecutivo con cui il presidente Trump aveva imposto a metà maggio lo stop a Huawei nel Paese, non è ancora troppo chiaro nemmeno visto dal luogo in cui si muove tutto ciò che si connette alla tecnologia che conta. Il motivo è sempre il solito: gli ordini esecutivi, come i decreti legge qui da noi, sono immediati e rumorosi, ma la loro implementazione richiederà mesi. Oltretutto l’ambito completo non è ancora chiaro. Dopo un po’ di musica ritorniamo ancora una volta sul caso Huawei, quello che oggi appare il vero nodo della guerra commerciale.