PRAB (Protecting Rights at Borders – Proteggere i diritti ai confini) è un’iniziativa che riunisce numerose organizzazioni attive in diversi Paesi, tra cui l’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI), la Diaconia Valdese e il Danish Refugee Council.
In queste settimane ha pubblicato un nuovo rapporto, dove vengono monitorare le numerose pratiche illegali e violente portate avanti dai paesi europei nei confronti dei richiedenti asilo che cercano di raggiungere il blocco.
Ne abbiamo parlato con Ivana Stojanova, avvocata ed attivista di ASGI.
Il rapporto racconta di 5.756 persone coinvolte da operazioni di respingimento nel corso del 2022, soprattutto sulle frontiere orientali dell’Unione: spiccano la Croazia, la Polonia e la Grecia, paese che agisce in questo senso sia via terra che via mare.
L’Italia opera respingimenti soprattutto nel tratto di Mare Adriatico che la separa dall’Albania, ma gli attivisti segnalano operazioni in crescita anche verso la Slovenia. Il paese è coinvolto anche dai respingimenti che la Francia opera sulle Alpi, riportando i richiedenti asilo verso Piemonte e Liguria.
I respingimenti sono (o sarebbero) in stretta violazione con le norme europee, e privano ai migranti la possibilità di presentare la domanda d’asilo, oltre a sottoporli a violenze di varia entità e ad esporli a condizioni precarie, come le persone fermate nelle foreste al confine tra Polonia e Bielorussia, che in questa stagione spesso muoiono di freddo.
Le organizzazioni dell’iniziativa PRAB chiedono quindi alle istituzioni europee di far rispettare i diritti di tutte le persone su tutte le frontiere, indipendentemente dalla nazionalità, e di interrompere l’uso sistematico dei respingimenti. I percorsi sicuri e legali devono diventare una realtà, conclude Stojanova.