«Cosa ha salvato e salverà la street art?»
Una convincente risposta arriva dalla fotografa Martha Cooper che tra gli anni ’70 e ’80 del Novecento con i suoi scatti ha raccontato la generazione degli street artist americani.
Martha, classe 1943, fu avvicinata alla fotografia già all’età di 3 anni e a 19 si laureò in arte. Dal 1977 al 1980 lavorava per un quotidiano visitando diversi quartieri di New York dove fotografò ragazzini che inventavano passatempi creativi costruendo giocattoli e macchine fatte con i bidoni, e con ciò che trovavano tra i rifiuti, con cui correre in circuiti improvvisati.
A un certo punto uno di questi ragazzi attirò la sua attenzione: aveva un quaderno con un disegno che stava riproducendo su un muro. Martha racconta: «Quando mi ha vista interessata ha detto che voleva introdurmi a un Re. Non sapevo a chi si riferisse ma ho continuato a seguire il suo discorso con attenzione. Intendeva Dondi, colui considerato universalmente il re dei graffiti».
Così Martha prosegue il suo racconto:«Dopo averlo conosciuto e parlato con lui nulla è stato come prima, per me. Dondi mi ha mostrato cosa sapeva fare e questa cosa per me presto diventò una vera e propria ossessione». La fotografa era sorpresa da questi ragazzini che avevano inventato una vera e propria forma d’arte con un’estetica definita totalmente da loro senza seguire nessun canone estetico universalmente definito, seppur fosse considerata vandalismo dal resto del mondo.
Quando ha iniziato a fotografare i lavori eseguiti sui treni, una volta conosciuti i graffiti, Martha si rese conto che non li aveva ancora osservati attentamente. Aveva visto e fotografato opere magnifiche che però non duravano a lungo perché coperte da altre opere realizzate di notte da un gruppo di bande rivali. Nessuno era intoccabile, neanche Dondi: c’era una guerra di graffiti, tutti rischiavano di essere coperti, cancellati.
Da qui l’idea di fermare nel tempo queste opere effimere. Di lì a poco sarebbe nato il suo famoso Subway Art, la raccolta di fotografie dedicata alla cultura dei graffiti.
Tornando alla domanda dell’inizio di questo articolo, ciò che può salvare la street art oggi è «la fotografia. Ogni scritta su un treno, su un muro e ogni graffito non dura per molto: la connessione tra fotografia e graffiti è fortissima. Noi li abbiamo salvati semplicemente fotografando e documentando».