Viviamo in un tempo in cui di migrazioni si parla sempre; ogni canale di comunicazione, dalle bacheche dei social ai tg, è affollato di notizie, racconti e prese di posizione su di un fenomeno da tempo strutturale. Ma a ben guardare, il nocciolo della questione non è tanto quanto si parli di migrazione ma come se ne parla. Da quale punto di vista lo si stia considerando.
Il progetto Mediterranean Hope, che da anni opera a Lampedusa, racconta come il punto di vista che dall’isola si ha del confine impalpabile del Mediterraneo, sia importante per capire cosa stia accadendo nel Canale di Sicilia. Dai margini si ha spesso un’idea al contempo più semplice e complessa dei fenomeni umani.
Il libro della giornalista di Internazionale Annalisa Camilli, La legge del Mare, cronache dei soccorsi nel Mediterraneo, prova a capovolgere il punto di vista sui salvataggi di migranti nel braccio di mare che separa l’Europa dalla Libia, facendoci salire sulle barche delle ONG, approfondendo le storie delle persone che le attraversano (migranti e non), restituendo umanità ai nomi e numeri che siamo abituati a leggere distrattamente sui titoli di giornale.
Storie di migrazioni del nostro tempo che, se non fissate nero su bianco, come la spuma delle onde rischiano di sparire velocemente dalla memoria collettiva, travolte da una nuova onda e da un nuovo titolo.