La scritta “Jude”, ebreo in tedesco, e una stella di David sono state segnate domenica 9 febbraio a Torino sulla porta di casa Marcello Segre, figura molto conosciuta nel mondo del volontariato subalpino. Si tratta dell’ultimo di una serie di episodi di antisemitismo in Piemonte.
Proprio in questi giorni a Torino Chiesa Valdese, Comunità Ebraica, Centro Culturale Protestante e Amicizia Ebraico-Cristiana invitano al confronto sul tema dell’antisemitismo, in occasione della Settimana della libertà, che si tiene ogni anno attorno al 17 febbraio, data della concessione dei diritti civili ai valdesi ed ebrei nel 1848.
La decisione di dedicare la Settimana della libertà alla riflessione sull’antisemitismo era stata presa dalla Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (FCEI) lo scorso novembre. «Abbiamo accettato con gioia l’invito della FCEI perché ci sembra estremamente importante un riflessione sull’oggi» dice Patrizia Mathieu, presidente del Concistoro della Chiesa valdese di Torino secondo cui serve «un’opera di educazione profonda» per contrastare atti come quello della scorsa domenica.
Ascolta l’intervista a Patrizia Mathieu
«Torino città medaglia d’oro della Resistenza che vede oggi, di nuovo, atti di antisemitismo: è una cosa inconcepibile. Con la comunità ebraica c’è un legame particolare: siamo a pochi metri di distanza e sentiamo questa vicinanza non solo dal punto di vista fisica, ma anche emotivo, emozionale e civile. Un legame fortissimo, che ha creato un’associazione come l’Amicizia ebraico-cristiana che porta avanti numerose iniziative, conferenze, studi biblici congiunti trai ebrei e valdesi. Speriamo che il nostro impegno aiuti a far capire che non è possibile negare e bisogna riprendere una cultura contro l’odio razziale».
Così racconta Eugenia Ferreri, presidente della Commissione Evangelica Per l’Ecumenismo (CEPE),