L’autunno è stagione di fiere, di caldarroste, di caminetti e di artigianato. Le occasioni per esplorare mercatini o mercati non mancano mai, ma in autunno si è più disposti a spendere qualche ora del week end per passeggiare tra le bancarelle di artigiani e produttori locali per portarsi a casa qualcosa di bello e buono.
Sebbene un’esperienza gastronomica la si possa definire indimenticabile, tanto che spesso gli chef sono definiti artisti, quando il saper fare le cose diventa arte, e quando è artigianato? Arte e artigianato sono concetti slegati fra loro? Se l’artigianato si può insegnare e tramandare, si può dire lo stesso dell’arte?
Qualcuno potrebbe dire che la ricerca artistica ha più a che fare con il metodo di ricerca scientifico e con la manualità, ma forse tutto dipende per che cosa metti a disposizione la tecnica manuale acquisita, qual’è l’obiettivo da raggiungere, se un qualcosa di utile o qualcosa di inutile, se per qualcosa che serva a migliorare la vita o a metterla in discussione.
Lunedì 24 ottobre
Questo fine settimana si è svolta la fiera dell’artigianato di Saluzzo, un percorso che metteva in mostra il lavoro di molti artigiani impiegati in vari settori: da quello del legno a quello dell’arredamento, dalla grande azienda al singolo autodidatta. Un percorso che passava anche per i laboratori del liceo artistico Soleri Bertoni dove molti ragazzi passano buona parte delle ore scolastiche a cimentarsi nell’apprendere le tecniche di lavorazione dei materiali, dove disegnano e progettano. L’arte e l’artigianato si incontrano in queste aule e formano giovani che diverranno artisti o artigiani, o tutt’e due.
Martedì 25 ottobre
La separazione tra arte e artigianato è una questione che sembrerebbe essersi aperta già durante il Rinascimento, quando alcune categorie di artisti-artigiani avevano iniziato a staccarsi dalle corporazioni, rivendicando la proprietà intellettuale del loro lavoro.
Con i termini arte e artigianato si può intendere la stessa disciplina ma vista da prospettive diverse, non si possono identificare definitivamente neanche dal punto di vista dell’utilità dell’oggetto, che non può essere un argomento dirimente.
La riflessione su questo tema oggi la facciamo con Valeria Tron.
Mercoledì 26 ottobre
Abbiamo forse raggiunto la consapevolezza che un artigiano non per forza è un artista, metre un artista è sempre un artigiano. Ma cosa succede quando l’arte si slega dall’estetica?
Marcel Duchamp ha messo un orinatorio in una galleria di New York e dopo le cose non sono state più le stesse.
La frase frequente che si sente di fronte ad alcune opere è “Potevo farlo anche io”. Questo vale prevalentemente per l’arte contemporanea dove spesso la semplicità tecnica dell’opera pone il dubbio sulla sua validità come opera d’arte, quasi che senza passare attraverso difficoltà tecniche non si possa raggiungere il risultato artistico. Quello che sfugge in queste opere è il senso.
Nel corso della storia dell’uomo il pensiero si è evoluto, la filosofia è progredita insieme ai concetti che regolano e mantengono solida la società; anche la vita quotidiana è cambiata, i compiti sono divisi, non dobbiamo più preoccuparci di come sopravvivere, almeno nelle parti fortunate del mondo.
Nonostante la raffinatezza di pensiero raggiunta, il linguaggio ancora oggi più comprensibile è quello della tecnica, mentre il pensiero ci sfugge, non ne siamo padroni e non c’è dimestichezza con concetti astratti.
L’arte sì è evoluta col pensiero, ed è vero, alcune opere di questi artisti non si sono avvalse di un grande lavoro artigianale, anzi… L’arte concettuale parrebbe avere più in comune con la letteratura che con l’arte. Ma l’artista interprete del proprio momento storico, sintetizzatore di concetti nell’opera, non può essere compreso da chi non è capace di leggere nemmeno il tempo in cui vive. Senza educazione, ancora una volta, non c’è possibilità di visione della realtà e quindi neanche dell’opera artistica.
Per fare un esempio paradossale: tutti conoscono i simboli che compongono la celebre formula E=mc². Conosciamo la lettera E, il simbolo dell’unguale ecc… chi sarebbe stato in grado di mettere insieme quei simboli per dare il significato rivoluzionario a cui è arrivato Einstein!
E parallelamente: tutti sappiamo cos’è una tela e tutti sappiamo cos’è un coltello. A chi altri, oltre Lucio Fontana, è venuto in mente di mettere insieme le due cose e segnare la storia dell’arte con una tela tagliata?
E infine, nel mondo del cinema, cosa significa essere degli artigiani?
Giovedì 27 ottobre
Abbiamo affrontato l’utilità e inutilità di un’opera o di un invenzione. Ci sono cose e idee che hanno richiesto un impegno tecnico e un percorso di ricerca, però non fanno parte del mondo dell’arte, ma raggiungono apici di pensiero, utilità, tecnica e innovazione che possono essere annoverate tra le opere d’arte frutto dell’ingegno umano.
Ad analizzare questo percorso ci pensano anche i libri che spesso affrontano la storia della tecnica che ha portato ad affinare metodi di lavorazioni dei materiali, quelli che poi comporranno le opere d’arte. O d’artigianato.
Ecco i libri proposti dalla Claudiana di Roma per riflettere sul rapporto tra arte e artigianato.
La strada bianca. Storia di una passione
Edmund De Waal
Ed. Bollati Boringheri
Blu come la notte
Simone Van der Vlugt
Ed. Ponte alle grazie
Venerdì 28 ottobre
Nel neolitico l’uomo iniziò a lisciare le pietre, una tecnica efficace per creare punte di pietra per le lance. Ma questo tipo di lavorazione è anche servita anche per scolpire le statue di dee che ancora oggi ammiriamo. Può esistere l’arte senza tecnica? Le storie di alcuni grandi artisti ci dice di si, ma ad alcune condizioni. Vincent Van Gogh era un autodidatta, lui pensava di voler diventare un pastore protestante e un teologo, ma la cosa non andò in porto; dipinse fino alla morte e alla pazzia in totale povertà e anonimato. Un altro grande, Henri Rousseau, dopo qualche vicenda che lo ha portato a scontare qualche pena, aveva avviato la sua attività come gabelliere nell’ufficio comunale del dazio di Parigi. In quel periodo cominciò a dipingere senza mai frequentare né le accademie né altri artisti, i quali lo evitavano e disprezzavano, così come i critici. Solo alla fine della sua vita qualcuno cominciò a riconoscere il suo valore, qualcuno come Picasso, Kandinski e Gauguin… ma fondamentalmente rimase uno sconosciuto e morì in bolletta, così come aveva passato praticamente tutta la sua vita.
Imparare una tecnica, seguire un’accademia, significa anche scendere a compromessi coi mezzi e i linguaggi dell’epoca, il che renderà il tuo lavoro molto più comprensibile e apprezzato. Il genio scollegato da un tempo e un luogo, senza i filtri del contesto storico, potrà essere geniale, ma statisticamente, destinerà all’incomprensione dei propri contemporanei.
Concludiamo con la riflessione sul tema arte/artigianato di Enea Solinas, conduttore della trasmissione SegnAli Radio.