Lasciarsi andare fino a sentire i propri atomi che si disgregano, si allentano e si distanziano l’un l’altro sempre più fino a perdere i propri confini, la propria forma. Lasciare tutto e soprattutto lasciarsi andare completamente.

Quanti di noi hanno avuto questo segreto desiderio. Magari neanche perché si è depressi, o si sta male. Si tratta solo di lasciare andare.

Dubito che qualcuno abbia così tanto controllo sulla propria materia per farlo e poi poterlo raccontare, ma ci sono vie alternative per far finta di non esistere, di sparire anche solo per un po’.

Ci sono tanti modi per farlo, per assentarsi, visto che scomparire e basta è molto difficile che succeda: leggere, per esempio, quando ti annulli nel protagonista del tuo libro e non sei più presente, ti chiamano per la cena ma non rispondi; la musica ha anche questo potere, magari non per tutti ma comunque si. Ci sono metodi anche violenti, bere, usare sostanze che annullino la capacità di sentire, comprendere, interagire, che aiutano a silenziarsi.

C’è una canzone eccellente per riflettere su cosa significhi sparire. Si tratta di How to desappear completely dei Radiohead. Come sparire completamente? Basta rendersi conto che il momento in cui sono non esiste più, è già passato e quello che ero fino a un attimo fa è scomparso.

Ci pensi ci pensi, e poi capisci che è proprio pensare il problema: troppi ricordi. I ricordi di quello che ti tiene sveglio la notte, che mette l’ansia appena sveglio. Quel trauma, quell’incidente, quella volta che ho fatto male. Perdere la memoria sarebbe la soluzione. Basterebbe, tanto per assolvermi e farmi assolvere. La memoria è decisamente un peso. Il peso della storia che dobbiamo portarci dietro.

La storia stessa è piena di esempi di scomparse, più o meno tragiche.

Il mondo ci fornisce anche l’aiuto, se mai volessimo, di qualcuno che ci aiuta a sparire, anche se rivelare i dettagli rende il tutto davvero poco romantico.

C’è chi lo fa davvero, chi lascia tutto compresa la propria identità e semplicemente sparisce. Sparisce per chi resta, ovviamente.

Una breve riflessione di Maurizio Vanni, storico dell’arte, sulle varie interpretazioni che il verbo sparire può avere in campo artistico.