L’avvocato di Totò Riina ha richiesto gli arresti domiciliari per il boss a causa delle sue condizioni di salute in peggioramento. Ma il tribunale di sorveglianza di Bologna ha respinto la richiesta, sostenendo che il boss potesse essere curato anche in carcere.
La Cassazione ha annullato l’ordinanza del tribunale di Bologna per “difetto di motivazione” e ha sostenuto che tenere una persona gravemente malata in carcere può essere contrario al senso di umanità e dignità e al “diritto a morire dignitosamente” in base alla Costituzione e alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Situazione controversa che ha alimentato un forte dibattito in seno all’opinione pubblica: ne discutiamo con Francesco Sciotto, coordinatore del gruppo Carceri e giustizia della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia.
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