Se il summit del G7 di Taormina ha visto gli Stati raggiungere un’intesa su temi quali la lotta al terrorismo, la regolamentazione dell’immigrazione e soprattutto il commercio e gli investimenti, non si può dire lo stesso per il tema fondamentale del clima. L’impegno ad attuare rapidamente l’accordo di Parigi, come già deciso al vertice di Ise-Shima dello scorso anno, è stato preso solo da sei dei sette Stati, con il cambio di rotta del presidente Usa, Donald Trump.
Il raggiungimento degli obiettivi internazionali per il rispetto dell’ambiente e l’impegno dei leader spesso si scontrano con la realtà degli Stati nazionali e delle imprese coinvolte nell’inquinamento. In Italia, per esempio il 15 % dell’energia proviene dall’utilizzo del carbone, combustibile tutt’altro che superato. Pochi giorni fa l’associazione Re:Common ha presentato un video che tratta proprio dello sfruttamento del carbone nel nostro paese. «Il carbone danneggia pesantemente il nostro clima, ma ha anche effetti sulla salute della cittadinanza – dice Antonio Tricarico, analista dell’associazione – così come sull’ambiente locale, sulle acque e così via. Sono situazioni gravi su cui dovrebbe intervenire la politica, permettendoci di voltare pagina».