Dai primi giorni di ottobre i giovani di Baghdad e di molte altre città irachene sono scesi in pazza per protestare contro il governo e la corruzione della politica. I manifestanti non portavano simboli di partito o religiosi, ma solamente la bandiera dell’Iraq e uno smartphone per documentare e trasmettere i messaggi della protesta.

Eppure la repressione messa in atto dalla polizia è stata molto violenta: il bilancio è giunto a circa 110 vittime.

Oggi la piazza sembra calma, ma sembra che i giovani iracheni aspettino una nuova opportunità per far sentire le loro voci.

Ne parla Ismaël Dawood, Civil Society Officer di Un Ponte Per…

Ascolta l’intervista