Da alcuni giorni i documenti delle repubbliche separatiste dell’est dell’Ucraina hanno valore nel territorio della Federazione Russa, permettendo ai cittadini di Donetsk e Lugansk di entrare in Russia utilizzando i documenti d’identità rilasciati dalle autorità dei territori che si sono proclamati indipendenti nella primavera del 2014.
Per Pietro Rizzi, ricercatore all’Università di Bergamo e osservatore elettorale dell’Osce, «era una decisione annunciata, che prima di tutto ha creato malcontento sia a Kiev sia nelle cancellerie europee e statunitensi, perché è stata vista quasi come un aggiramento dell’accordo di Minsk, che invece avrebbe dovuto portare tranquillità nella zona e fermare le armi nel Donbass».