Cinquant’anni fa cominciava sulle coste sudorientali del Mediterraneo quella che a posteriori viene chiamata “guerra dei sei giorni”, il conflitto che dal 5 al 10 giugno del 1967 segnò in modo indelebile i confini e l’identità di due popolazioni divise e in conflitto: palestinesi e israeliani.
È un anniversario che, al di là del valore simbolico del mezzo secolo trascorso, porta con sé una grande attualità, testimoniata da storie ed eventi sempre nuovi. Tra gli altri contributi, questa mattina le riviste indipendenti Osservatorio Iraq e Qcode hanno pubblicato Walking the Line, un progetto giornalistico dal basso, realizzato da Cecilia Dalla Negra e Christian Elia, che, secondo le parole di Cecilia Dalla Negra, «cerca di ripercorrere quella linea verde che avrebbe dovuto essere il confine tra lo Stato di Israele e lo Stato di Palestina che non ha mai visto la luce. Incontrando sulla strada le persone e le storie, le testimonianze, raccogliendo memoria perché non sia rimossa e perché questo anniversario non rimanga soltanto una celebrazione fine a se stessa».
La questione israelo-palestinese, infatti, non è soltanto una questione di storia, bensì è estremamente concreta e attuale. Tra gli ultimi fatti, sabato 27 maggio si è concluso uno sciopero della fame, portato avanti dai detenuti palestinesi per 40 giorni, che per partecipazione e durata è stato fuori dal comune e ha portato con sé un significato politico e umano quasi inedito. «Questo sciopero della fame – racconta ancora Cecilia Dalla Negra, che si trovava in Palestina quando venne avviata la protesta – è uno strumento di lotta tradizionale dei detenuti politici palestinesi. In questo caso specifico è stato lanciato il 16 aprile scorso per ribellarsi in modo collettivo contro il regime in cui i detenuti vengono trattenuti nelle carceri israeliane, spesso in violazione del diritto internazionale della Convenzione di Ginevra».