Se si pensa alle conseguenze sul piano sociale di conflitti armati vengono subito in mente i profughi e gli sfollati (che possono sia muoversi verso l’esterno del loro paese sia rimanere al suo interno). Una categoria che è meno citata è sicuramente quella delle persone costrette a restare nelle zone di guerra.

Il 17 aprile Amnesty International ha reso noti i dati di un suo studio condotto in Iraq: in otto campi profughi del Paese donne e minori sono trattenuti a causa di una loro, presunta o reale, parentela con membri del Daesh. La conseguenza della missione contro lo Stato Islamico è la scomparsa della distinzione tra miliziani e coloro che invece abitano il territorio. Le autorità irachene continuano ad incitare il clima di sospetto, senza cercare una soluzione di giustizia.

L’appello di Amnesty International è rivolto alla comunità internazionale, affinché intervenga a risolvere la situazione per dare un futuro a persone che in questo momento, nei campi profughi, non ne hanno.

Ne parla Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International.

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