Lo scorso 14 agosto Milorad Dodik, il presidente della Sepublika Srpska, entità della Bosnia ed Erzegovina a maggioranza serba, ha chiesto e ottenuto dall’Assemblea di annullare un rapporto ufficiale sul massacro di Srebrenica del 1995. Il documento, votato nel 2004, riconosceva le responsabilità e la portata di quella che viene spesso ricordata come la peggiore strage in Europa dalla fine della seconda Guerra Mondiale.
Manca poco più di un mese alle elezioni, previste per il 7 ottobre. L’impressione è che questa mossa sia un modo per rimarcare la propria posizione in un contesto di partiti etnici che guardano con crescente interesse ai movimenti sovranisti sempre più forti in Europa. Alfredo Sasso, storico, presidente dell’Associazione Most e collaboratore di Osservatorio Balcani e Caucaso – Transeuropa, racconta che «l’attuale presidente, Milorad Dodik, ha intrapreso una svolta autoritaria ormai da diversi anni». Dodik, spiega Sasso, «iniziò con una linea politica più conciliante, poi via via si è fatto sempre più autoritario e allo stesso tempo con una linea molto più nazionalista e sciovinista di cui vediamo in questi mesi gli elementi più retrogradi anche perché ci troviamo in campagna elettorale».