Nel dicembre del 2016 i capi di Stato e di governo dei Paesi dell’Unione europea avevano annunciato che entro il mese di giugno del 2017 si sarebbe trovato un percorso condiviso per la riforma del diritto d’asilo. Eppure, il semestre di presidenza maltese è passato senza che ci fosse nessun accordo, mentre il dibattito si è spostato sull’opportunità di far sbarcare i migranti sulle coste francesi e spagnole per “alleggerire” il carico nei confronti dell’Italia, oppure sulla volontà di dare nuove regole alle organizzazioni non governative che effettuano interventi di salvataggio nelle acque del Mediterraneo e considerate da alcuni un “fattore d’attrazione” per i migranti.
Tuttavia, secondo Gianfranco Schiavone, membro del consiglio direttivo di Asgi, associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione, e presidente del Consorzio italiano di solidarietà, sarebbe fondamentale riportare l’attenzione «sulla questione delle normative europee per regolare il tema della suddivisione delle presenze dei richiedenti asilo nei vari Paesi», un tema che a cascata porterebbe a profondi cambiamenti anche negli altri regolamenti.