Da mesi gli episodi di odio razziale e intolleranza sono sempre più evidenti e probabilmente sempre più numerosi. Che non si tratti soltanto di una “bolla informativa”, di un allarme costruito dai giornalisti, come affermava a fine luglio dal fondatore del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, lo testimonia innanzitutto lo sdoganamento della retorica xenofoba, percepita come accettabile da fasce sempre più ampie della popolazione.
Che cosa si può fare per contrastare questo processo? Un documento approvato dal Consiglio della Fcei, la Federazione delle chiese evangeliche in Italia, cerca di rispondere a questa domanda affermando il proprio “no” alla xenofobia in modo netto. «Se chi sta in posizione di responsabilità – afferma il presidente della Fcei, Luca Maria Negro – usa un linguaggio che a volte sconfina nella xenofobia, nel razzismo, poi non ci si deve stupire se accadono fatti come quello di Trenord o tanti altri. Un’emergenza razzismo esiste».
Il documento, dal titolo Manifesto per l’accoglienza, cerca di rispondere a questa emergenza e afferma che “ogni forma di razzismo è un’eresia teologica”. Questa affermazione, spiega Negro, «riprende la posizione che è stata del movimento ecumenico internazionale di fronte al razzismo, perché non riconosce l’umanità delle persone che sono oggetto di atteggiamenti razzisti».
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Dalla falsa contrapposizione tra l’accoglienza dello straniero e i bisogni degli italiani all’invito a usare un linguaggio corretto, dalla denuncia dell’esasperazione del dibattito pubblico sul tema delle migrazioni fino alla buona pratica dei Corridoi Umanitari, il Manifesto per l’accoglienza affronta alcuni tra i nodi che la Fcei ritiene centrali nell’affrontare una questione come quella del confrontarsi con chi arriva in Italia dopo un’esperienza di migrazione.
Certo, non mancheranno le critiche, ma nelle prime 24 ore le reazioni sono state molte e decisamente favorevoli. «La preoccupazione – conclude Negro – è condivisa da un’ampia parte della popolazione e inoltre c’è anche una convergenza ecumenica».