Il generale Khalifa Haftar ha annunciato la sua partecipazione alla conferenza a Palermo, prevista per il 12 e 13 novembre, in cui si tratterà della situazione libica, modificando drasticamente la sua posizione in materia: se prima aveva adottato un comportamento ostile e contrario all’incontro, questa inversione di rotta risulta difficilmente spiegabile.
I rapporti dell'”uomo forte della Cirenaica” con l’Italia sono di vecchia data, e sono stati rafforzati ulteriormente lo scorso anno con la sua visita e l’incontro con l’allora ministro dell’Interno Marco Minniti. È possibile che lo scopo di Haftar nell’adottare posizioni così diverse fosse di spingere l’Italia a riconoscerlo come detentore di un potere militare non solo nella Cirenaica ma su tutta la Libia, o addirittura di vedersi attribuito un potere pari a quello di Fayez al-Sarraj, il Primo ministro del Governo di Accordo Nazionale.
Dalla conferenza si possono attendere buoni risultati, ma quasi sicuramente non si arriverà ad una soluzione per la situazione libica. Se il summit vedrà una buona partecipazione delle forze libiche e degli attori internazionali che operano in Libia, questo potrà già essere considerato di successo.
Ne parla Arturo Varvelli, capo del Programma Medio Oriente e Nord Africa di ISPI.