Dopo gli ultimi eventi si è accesa una forte attenzione, anche da un punto di vista mediatico, per quanto sta accadendo in Libia. In realtà si sta parlando di un Paese che vive nel conflitto e nella tensione ormai da almeno 5 anni, e l’avanzata di Khalifa Haftar verso Tripoli è da iscrivere in un quadro più ampio.
Ad aver favorito questa evoluzione dei fatti è innanzitutto la divisione della comunità internazionale, con i diversi Stati che portano avanti differenti agende, talvolta contrastanti tra loro ma quasi sempre doppie, una pubblica e una nascosta. La natura stessa del territorio in cui Haftar ha consolidato il suo potere, ovvero la mancanza di una reale copertura e influenza da parte di Tripoli, può aver spinto le forze verso il generale, vista anche la difficoltà di trovare un percorso politico unitario per una realtà frammentata come la Libia.
Le Nazioni Unite hanno deciso di posticipare a data da destinarsi la Conferenza nazionale libica, e ci si chiede se esista davvero ancora una possibilità per una pace. Ancora nulla pare in realtà deciso sul campo, ma si ripropone come necessità fondamentale la ricerca di una base comune di dialogo.
Ne parla Lorenzo Marinone, analista del programma Nord Africa e Medio Oriente presso il Ce.Si., il CEntro Studi Internazionali.