Nella serata di domenica 19 maggio sono sbarcate tutte le persone a bordo della nave di soccorso Sea-Watch3. L’impressione era di essere di fronte a un copione già visto: il salvataggio di naufraghi nel Mediterraneo, la dichiarazione della chiusura dei porti italiani, la conclusione con lo sbarco. Uno dei pochi elementi inaspettati è stata la rapidità nello svolgimento dei fatti, dovuta alle precarie e gravi condizioni a bordo che hanno spinto il comandante della nave a velocizzare le operazioni.
Anche l’iniziativa della Fcei, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, si inserisce in un percorso già altre volte battuto. Un percorso che prevede la disponibilità delle strutture d’accoglienza sul territorio italiano e la strutturazione di un piano di ricollocazione a livello europeo grazie all’importante contributo delle chiese sorelle di Germania, Scozia e Olanda, che hanno chiesto di far parte del meccanismo.
«Siamo contenti che le persone siano finalmente al sicuro e si siano evitate quel calvario che in altre occasioni altri migranti hanno dovuto subire», dice Paolo Naso, coordinatore di Mediterranean Hope. Ora la soluzione è al vaglio del Governo.