Intervista a Fouad Roueiha
L’incontro tra Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdoğan alla fine della scorsa settimana ha forse sancito la fine della fase armata intorno a Idlib. Il cessate il fuoco fino a ora ha sostanzialmente retto, e per la popolazione civile la diminuzione dei combattimenti è sicuramente un fatto positivo.
Ma se ci si ferma ad analizzare i punti che compongono l’intesa ci si può rendere conto che forse si è fatto un passo indietro. Si è tornati a forme vicine a quelle dell’accordo di Sochi della fine di ottobre 2019. Questa volta vengono messe al centro le autostrade M4 e M5, fondamentali snodi per la Siria: a nord e a sud è istituita una fascia di 7 chilometri pattugliata da forze congiunte russe e turche.
Si è quindi ancora lontani da una soluzione politica dello scontro. Più in generale, forse, manca una prospettiva di lungo periodo per quanto riguarda l’intero territorio siriano.
A sud infuriano le proteste a Dar’a, dove erano scoppiate nel 2011. A nord circa un milione di persone preme al confine con la Turchia per sfuggire a un conflitto che prosegue ormai da 9 anni.
Ne parla Fouad Roueiha, giornalista che da anni segue il conflitto siriano.