La rotta balcanica aveva segnato il 2015, con oltre un milione di persone, soprattutto siriane, che era passato dalla Turchia e poi dalla Grecia verso nord. Quella rotta venne chiusa, o così è stato annunciato, il 18 marzo 2016, con un accordo con la Turchia.
Secondo diversi rapporti sulla situazione della rotta balcanica, tra cui uno dell’Unhcr, in realtà quasta non si è mai chiusa: nello scorso anno, dopo la chiusura della rotta mediterranea, la percorrenza è stata ancora maggiore che negli anni precedenti. La sola Bosnia ed Erzegovina avrebbe registrato il passaggio di almeno 24.000 persone. Il percorso non è in realtà meno pericoloso di altri, i rischi restano comunque alti, e a questi si aggiungono le violenze da parte della polizia di frontiera croata.
L’intera rotta sembra rappresentare il fallimento dell’Europa nel garantire i diritti a chi chiede asilo. Il tema delle migrazioni si fa tanto più forte man mano che ci si avvicina alle elezioni europee del 26 maggio.
Ne parla Silvia Maraone, coordinatrice dei progetti lungo la Balkan Route per Caritas e Ipsía.