Intervista a Riccardo Noury

Shady Habash è morto venerdì 1 maggio nel carcere di Tora. Aveva diretto il videoclip per un cantautore egiziano in esilio in Svezia in cui si faceva scherzosamente riferimento al presidente Abdel Fatah al Sisi. Non c’è stato un processo per Shady, detenuto in forma preventiva per più di due anni, né erano state concluse le indagini contro di lui.

La storia di Shady Habash è simile a quelle di molte altre persone, colpevoli di aver oltrepassato la linea di separazione tra lecito e illecito. Una linea non chiara, non definita.

Un esempio legato all’Italia è Patrick Zaky, per la cui scarcerazione si sono mobilitate Amnesty International e l’università di Bologna.

La situazione delle carceri egiziane è nota ormai da tempo, ma sembra che tardino ad arrivare prese di posizione da parte di quei Paesi che hanno più stretti rapporti diplomatici con l’Egitto.

Ne parla Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International.

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