Nel settimo episodio di Libri Usati indaghiamo l’origine del male, della violenza e dei loro confini
Con il romanzo Bambino Marco Balzano accompagna i lettori e le lettrici ai confini del male, della cattiveria, della violenza e dei loro confini. Per il settimo episodio della rubrica di Café Bleu che “usa” i libri per capire qualcosa di più di noi e del mondo in cui viviamo, abbiamo dialogato con lo scrittore milanese partendo dalla vicenda umana del protagonista del suo ultimo libro pubblicato da Einaudi.
“Bambino è il soprannome di Mattia Gregori, un ragazzo nato a Trieste nell’anno 1900. Mattia all’età di 18 anni scopre che la donna che ha sempre chiamato mamma non è quella biologica. Questa scoperta innesca in lui un trauma che si trasforma in rabbia e in solitudine. Questi sentimenti, e una certa propensione caratteriale amplificata dalla rabbia, lo portano ad aggregarsi alle camicie nere e al fascismo nascente. Questa scelta è un modo per placare la sua inquietudine, per non sentirsi solo e per nascondersi dentro a un branco”, ha raccontato Marco Balzano in diretta su RBE.
Oltre al personaggio di Mattia, nel romanzo di Balzano emergono altri protagonisti che ricordiamo: Trieste e il ruolo importante dei confini.
“Sì, è assolutamente così. A me è stato sempre a cuore indagare l’influenza dell’ambiente su di noi. È evidente che, in anni come quelli del romanzo, una persona inquieta che si sente colpita dalla sorte come Mattia potesse aggregarsi nelle fila dei fascisti. Non tanto per una base di condivisione ideologica, quanto per trovare un’appartenenza diversa nella disposizione sociale di allora”.
“Trieste è la città di confine per eccellenza in Italia e in Europa. Qui, senza soluzione di continuità, si susseguono tre dittature. Innanzitutto quella fascista che sui confini trova la sua versione più acre e violenta perché si muove fin da subito su una base etnica. A Trieste ci sono gli sloveni da espellere e da italianizzare. Il fascismo sui confini picchia così tanto da trasformare un territorio dove c’erano comunità che avevano sempre convissuto in modo piuttosto armonico. A Trieste convivevano italiani, sloveni, ungheresi, slavi, italiani, ebrei. Quando arriva il fascismo e la guerra, i confini vengono segnati dal sangue dell’altro. Dopo la caduta di Hitler c’è stata l’occupazione di Tito, non certo una passeggiata e con toni di violenza più bassi. Per raccontare tutto questo ho pensato a un personaggio capace di non rimanerne schiacciato, perché altrimenti sarebbe uscito un libro di storia”.
Oggi in che modo parliamo del male e della violenza?
“Credo che siamo abituati a parlare del male in modo generico. È particolarmente utile ricordare chi ha fatto il male e chi lo ha subito. I fascisti e le camicie nere hanno fatto del male, altri lo hanno subito. Su questo non ci piove. Nel libro evoco la violenza senza esibirla perché viviamo in un modo pieno di violenza. Con questo romanzo volevo dare un nome e un corpo al male. Questo credo sia il passaggio fondamentale per compierne un altro. Aldilà delle posizioni di ciascuno, noi siamo di cultura cristiana. Ci è stato insegnato ad amare la “pecora nera”. Ho insegnato in carcere, lì ci torno ancora. Dopo cinque romanzi in cui ho vestito i panni delle vittime, mi pareva interessante e meno comodo cambiare punto di vista. Volevo provare a vedere quale umanità sopravvive in una persona che sbaglia, che sta dalla parte sbagliata. Cosa ne facciamo di questa persona? La condanniamo una volta per tutte o indaghiamo la sua umanità scendendo nei meandri più profondi dove pulsa la sua bontà e il suo attaccamento alla vita nella maniera più genuina?”
Nel podcast disponibile anche su Spotify, Balzano racconta da quale incontro è nato il romanzo che lo ha portato a mettere i suoi lettori e le sue lettrici di fronte ai confini del male.
Qui di seguito condividiamo i link per ascoltare i precedenti episodi di Libri Usati.
0 – Siddhartha di Hermann Hesse e Settembre, il mese delle ripartenze
1 – Fiori d’agave a Scampia di Rosario Esposito La Rossa, fare welfare culturale in periferia a Napoli
2 – I Folgorati di Susanna Bissoli, sopravvivere alla malattia e ai rapporti familiari
3 – Matteo Bussola, La neve in fondo al mare e la fragilità adolescenziale
4 – Capire il femminismo: Giusi Marchetta, Principesse
5 – L’antidoto al veleno sui social. Con Vera Gheno
6 – Raccontare, con la poesia, la maternità, le aspettative sociali e l’essere donna. Con Alessandra Racca